giovedì 11 ottobre 2012

Cazzate per far contenta la ggente

Articolo di oggi di Pubblico, il nuovo giornale di Telese.



Goldman Sachs, adesso è caccia al Muppet


L’attesa è finita. La grande indagine interna avviata da Goldman Sachs è giunta a compimento e finalmente conosciamo la risposta: no, i dipendenti della Goldman Sachs non chiamano i propri clienti muppet. Il dubbio esisteva realmente, e la relativa indagine interna venne avviata a causa dalle frasi di Greg Smith (un ex grande dirigente Goldman Sachs): “Durante gli ultimi 12 mesi ho visto cinque diversi direttori riferirsi ai propri clienti come ai ’muppets’, talvolta nelle mail interne.”*.
Dunque, le email tra i dipendenti Goldman Sachs dovevano suonare cosí: “Ho chiuso il contratto col muppet.”, “Hai chiamato il muppet?” e “Non devi lasciarti sfuggire quel muppet!”. Carine, se non fosse che muppet, in inglese britannico, significa qualcosa come “quel povero stronzo raggirabile” – sic! (ma più arcaico, o detto da mio nonno, quindi “quel povero gonzo raggirabile”).

E quando a dire povero stronzo raggirabile è la più grandi banche d’affari del mondo ad un suo cliente, è come se McDonald’s chiamasse stupidi grassoni i suoi clienti (in pubblico, intendo). È chiaro che quelle frasi nelle mail tra dipendenti GS non erano riferite a Kermit e Miss Piggy, nonostante il portfolio del colosso sia cosí ampio che tra i clienti sembra figurino anche loro.
Per recuperare dignità verso i propri committenti, la banca d’affari aveva avviato un’indagine interna: “Non è vero che chiamiamo i nostri clienti ”muppet“. Chiariremo questa storia.”. Viene denominata, internamente “caccia al muppet” (hanno un debole per i nomignoli riusciti male).
Passano i mesi e, finalmente, Goldman Sachs annuncia al Financial Times di aver concluso le indagini: 4000 riferimenti nelle mail interne alla parola muppet. “In effetti c’erano” — ma, con un colpo di genio, aggiungono — “Ma erano tutti riferimenti al film!”.


Va bene, Goldman Sachs. Facciamo finta per un secondo di credere a questa spiegazione. Il dato che se ne potrebbe trarre è ancor peggiore: i dipendenti Goldman Sachs hanno parlato per 4000 volte del film dei Muppet. Onestamente, non affiderei mai i miei soldi ad una società finaziaria in cui il principale argomento dei dipendenti sul posto di lavoro è lo scadente lungometraggio su dei peluche animati. Ora, non che i dipendenti debbano aver necessariamente visto la filmografia di Malick in ginocchio sui ceci, ma 4000 riferimenti ai Kermit la Rana e Miss Piggy è una presa in giro anche peggiore che esser chiamato gonzo raggirabile.

(chissà se anche Monti chiamava i clienti muppet)
(chissà Monti come ci chiama adesso) (chissà Mario Draghi) (ora capisco perché quando chiami, o chiedi una quotazione in borsa, la musica d’attesa è Ma-nah Ma-nah)

Prima cosa, partendo dal fondo, il riferimento al mio amico Monti. Egli era un advisor di GS, un ruolo puramente di prestigio - nel senso di prestigio per GS che poteva vantarsi di avere personaggi competenti come consulenti strategici. Quindi, essendo un advisor di GS, si può dire che GS era un suo cliente. Ergo non aveva a che fare coi clienti di GS. Al massimo chiamava muppet  i suoi clienti. Cioè GS.

Come commento generale riporto una delle più belle frasi di Adamo Smith, frase pubblicata nel 1776 ma sempre valida quando si parla di capitalismo:

“It is not from the benevolence of the butcher, the brewer, or the baker, that we can expect our dinner, but from their regard to their own interest”



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