Oggi mi segnalano un articolo sull'economia. In breve dice le seguenti cose:
1. la teoria economica neoclassica (quella che si è sviluppata dai classici, cioè si parla di roba del 18° secolo) è perfetta per le persone che non riescono a gestire l'incertezza, dato che è basata su modelli matematici rigidi: aumento dei prezzi provoca diminuzione della domanda e un aumento dell'offerta e il tutto finisce in equilibrio. I prezzi forniscono "informazione" in base alla quale si produce. La scarsità non è considerata. L'unico obiettivo è la massimizzazione del profitto (o della produzione/consumo) e quindi della crescita.
2. La "scienza" economica sembra una religione. Anche se ci sono frequenti bolle speculative che empiricamente dimostrano che il sistema non sempre tende all'equilibrio, il concetto di equilibrio di mercato è sempre centrale nella teoria. La scusa è che c'è il governo, non c'è informazione perfetta, ecc.. ma una volta eliminati questi problemi, allora la mano invisibile del mercato potrebbe massimizzare la crescita economica.
3. La crescita continua è possibile? Considerato che le risorse della terra sono limitate, ciò sembra logicamente poco credibile. Purtroppo la crescita risolve da sola molti problemi: la povertà, crea ricchezza con cui si pulisce l'ambiente, promuove la democrazia.
Tutto vero.
Gli economisti sono matematicamente scarsi, quindi usano modellini semplici. Purtroppo la realtà - sbagliando - è complicata. Mica è facile come la fisica che puoi fare esperimenti ripetibili.
Gli economisti sono testardi. Anche quando la realtà dimostra di essere complicata e che i modelli non funzionano, a posteriori si trova sempre una spiegazione plausibile.
Gli economisti hanno un'idea fissa: la crescita. Perché hanno modelli semplici che testardamente non cambiano che con la crescita risolvono tutti i problemi. E vissero felici e contenti.
Ora a difesa della categoria direi che non è proprio facile modellizzare qualcosa di cui sei parte. Soros, che quando non fa lo speculatore prova a fare il filosofo, chiama questo concetto "autoriflessibilià". Cioè sono sia l'osservatore che l'osservato. Per cui le semplificazioni tipo dire che l'uomo è egoista (homo economicus) facilita molto. Come modellizzare matematicamente il volontariato? Dato che tutto funziona sui prezzi, che prezzo puoi dare alla soddisfazione di fare volontariato. In effetti è un problema cazzuto.
Quello che veramente mi fa adirare come un'ape è la crescita. Confesso che ho studiato il tema per la mia tesi che, appunto, era sulla crescita economica e il dubbio mi sorse già all'epoca, dato che per definizione le risorse sono scarse e finite, quindi dovrebbe essere logico che la crescita non può essere infinita. Ma gli economisti dicono che l'uomo è ingegnoso e trova mezzi per usare meglio le risorse scarse aumentandone la produttività. Questo era un altro tema che volevo studiare, il TFP o total factor producivity, ovvero il "residuo di Solow": se aumenti il lavoro di 10 e il capitale di 10 il tuo prodotto è 25. Cosa succede? Usando più capitale e lavoro hai prodotto più di quello che hai introdotto nel sistema economico. Data la scarsità matematica degli economisti, questo si misura semplicemente come residuo (prodotto - capitale - lavoro = 5 = incremento di produttività).
Il problema della crescita è che sta veramente alla base del sistema economico, non solo della teoria. Senza crescita la borsa non dovrebbe andare su; senza crescita il debito degli stati non sarà mai ripagato; senza crescita le nostre pensioni non verranno mai pagate, a meno che non ci mettiamo a fornicare come ricci senza protezione per produrre discendenti che avranno il problema di pagarci le pensioni; e così via. Tutto il sistema è basato sull'assunto della crescita. Tutto i sistemi tranne il Buthan, of course.
Ma sto divagando. Torniamo a sputtanare gli economisti.
Ho un libro illeggibile che mi riprometto di leggere che si chiama "Entropy law and economic process" di Georgescu-Roegen che sembra parli proprio della sostenibilità del processo economico. Ma visto che è difficile e con molte formule matematiche pochi economisti lo hanno letto.
Ma il migliore nell'arte dello sputtanamento degli economisti è sicuramente Nassim Taleb, uno dei miei filosofi preferiti - molto meglio di Žižek - che odia i banchieri ed in generale quelli che portano la cravatta, orpello assolutamente inutile e dannoso.
1. la teoria economica neoclassica (quella che si è sviluppata dai classici, cioè si parla di roba del 18° secolo) è perfetta per le persone che non riescono a gestire l'incertezza, dato che è basata su modelli matematici rigidi: aumento dei prezzi provoca diminuzione della domanda e un aumento dell'offerta e il tutto finisce in equilibrio. I prezzi forniscono "informazione" in base alla quale si produce. La scarsità non è considerata. L'unico obiettivo è la massimizzazione del profitto (o della produzione/consumo) e quindi della crescita.
2. La "scienza" economica sembra una religione. Anche se ci sono frequenti bolle speculative che empiricamente dimostrano che il sistema non sempre tende all'equilibrio, il concetto di equilibrio di mercato è sempre centrale nella teoria. La scusa è che c'è il governo, non c'è informazione perfetta, ecc.. ma una volta eliminati questi problemi, allora la mano invisibile del mercato potrebbe massimizzare la crescita economica.
3. La crescita continua è possibile? Considerato che le risorse della terra sono limitate, ciò sembra logicamente poco credibile. Purtroppo la crescita risolve da sola molti problemi: la povertà, crea ricchezza con cui si pulisce l'ambiente, promuove la democrazia.
Tutto vero.
Gli economisti sono matematicamente scarsi, quindi usano modellini semplici. Purtroppo la realtà - sbagliando - è complicata. Mica è facile come la fisica che puoi fare esperimenti ripetibili.
Gli economisti sono testardi. Anche quando la realtà dimostra di essere complicata e che i modelli non funzionano, a posteriori si trova sempre una spiegazione plausibile.
Gli economisti hanno un'idea fissa: la crescita. Perché hanno modelli semplici che testardamente non cambiano che con la crescita risolvono tutti i problemi. E vissero felici e contenti.
Ora a difesa della categoria direi che non è proprio facile modellizzare qualcosa di cui sei parte. Soros, che quando non fa lo speculatore prova a fare il filosofo, chiama questo concetto "autoriflessibilià". Cioè sono sia l'osservatore che l'osservato. Per cui le semplificazioni tipo dire che l'uomo è egoista (homo economicus) facilita molto. Come modellizzare matematicamente il volontariato? Dato che tutto funziona sui prezzi, che prezzo puoi dare alla soddisfazione di fare volontariato. In effetti è un problema cazzuto.
Quello che veramente mi fa adirare come un'ape è la crescita. Confesso che ho studiato il tema per la mia tesi che, appunto, era sulla crescita economica e il dubbio mi sorse già all'epoca, dato che per definizione le risorse sono scarse e finite, quindi dovrebbe essere logico che la crescita non può essere infinita. Ma gli economisti dicono che l'uomo è ingegnoso e trova mezzi per usare meglio le risorse scarse aumentandone la produttività. Questo era un altro tema che volevo studiare, il TFP o total factor producivity, ovvero il "residuo di Solow": se aumenti il lavoro di 10 e il capitale di 10 il tuo prodotto è 25. Cosa succede? Usando più capitale e lavoro hai prodotto più di quello che hai introdotto nel sistema economico. Data la scarsità matematica degli economisti, questo si misura semplicemente come residuo (prodotto - capitale - lavoro = 5 = incremento di produttività).
Il problema della crescita è che sta veramente alla base del sistema economico, non solo della teoria. Senza crescita la borsa non dovrebbe andare su; senza crescita il debito degli stati non sarà mai ripagato; senza crescita le nostre pensioni non verranno mai pagate, a meno che non ci mettiamo a fornicare come ricci senza protezione per produrre discendenti che avranno il problema di pagarci le pensioni; e così via. Tutto il sistema è basato sull'assunto della crescita. Tutto i sistemi tranne il Buthan, of course.
Ma sto divagando. Torniamo a sputtanare gli economisti.
Ho un libro illeggibile che mi riprometto di leggere che si chiama "Entropy law and economic process" di Georgescu-Roegen che sembra parli proprio della sostenibilità del processo economico. Ma visto che è difficile e con molte formule matematiche pochi economisti lo hanno letto.
Ma il migliore nell'arte dello sputtanamento degli economisti è sicuramente Nassim Taleb, uno dei miei filosofi preferiti - molto meglio di Žižek - che odia i banchieri ed in generale quelli che portano la cravatta, orpello assolutamente inutile e dannoso.
Ho appena iniziato la sua ultima opera, "Antifragile".
Cosa dice della finanza? I sistemi di risk management che vogliono misurare il rischio (vedi post sul casinò) sono una truffa, perché danno un senso di falsa sicurezza e quando succede il patatrac va tutto a puttane (caso esemplare la crisi del 2008). Come costruire un sistema antifragile che migliora con gli shock? Eh, non lo so, sono appena a pagina 10.
Un altro libro che mi ha fatto pensare sulla finanza e il sistema economico è "Why the West Rules. For Now". Tomo scritto da un archeologo e quindi ha una visione di lungo periodo che è diversa dal lungo periodo degli economisti. Per gli economisti è 10 anni, ovvero per Keynes non c'è ("nel lungo periodo saremo tutti morti"), mentre per un archeologo si misura in migliaia di anni.
Ad un certo punto elenca i "4 cavalieri dell'apocalisse": migrazioni, cambiamenti climatici, fallimento degli stati, carestie. Questi sono i motivi del collasso delle civiltà. Ad un certo ne aggiunge un quinto: la finanza. La depressione del 29 non è stata causata dai 4 cavalieri, ma dalla finanza. Il libro è stato scritto nel 2010 e cita il 2008 come un caso simile in cui il meltdown è stato evitato (ancora da vedere).
Risposta seria da fisico.
RispondiEliminaIl concetto di crescita infinita cozza col secondo principio della termodinamica, che ci dice che, per quanto l'uomo possa essere ingegnoso, una parte delle risorse verrà sempre trasformata in qualcosa di non utilizzabile. Questo pone quindi dei limiti intrinseci a una crescita infinita: il problema non è solo che le risorse sono finite, ma anche che esse non possono essere trasformate totalmente in lavoro utile. Come porre rimedio? Non lo so, purtroppo, ma già sarebbe una fatica immane convincere economisti, matematici e fisici che si occupano di finanza che la crescita infinita non esiste.
Appunto, il citato "entropy" parla di questo - per dirla alla funari "gna fa!".
RispondiEliminaa me sembra un concetto lineare e semplice che non si può inseguire la crescita all'infinito. come fare è un altro discorso, il problema è che gli economisti difficilmente si allontanano dal "mainstream" come spiegato nella prima parte dell'articolo citato.