venerdì 21 dicembre 2012
martedì 18 dicembre 2012
Il fottuto campo di giuoco
Svariati anni fa ho letto su L'Espresso un articolo sulla lettura in Italia e sono rimasto basito.
Basito, perché dicevano che in Italia si considera un lettore "forte" chi legge 5 o più libri all'anno. Mi è venuto in mente leggendo il testo che copio in fondo, opera di Tic, il miglior blogger di Monfalcone che non blogga più tanto, ma è attivo su FB.
Lungi da me dire che chi legge non è ignorante o il contrario.
Lungi da me dire che chi legge non è ignorante o il contrario.
Però. Direi che leggere sia più un sintomo che la causa, anche perché leggere Moccia forse non aiuta molto a capire meglio cosa succede intorno a te (a parte il fenomeno dei lucchetti sui ponti), però una letta a Ionesco di questi tempi potrebbe essere utile.
"It's not a certain society that seems ridiculous to me, it's mankind"
Il testo di Tic di cui parlavo prima è questo:
Quando, nel lontano 1994, cominciai a far politica
attiva in un partito che adesso non esiste più – si chiamava Pds – ci
fu chi, tra i miei nuovi compagni di strada e di lotta (vabbé, insomma...),
tutti ex piccisti, si prese la briga di spiegarmi (e cercò di farmelo capire
bene, molto bene) che, se avessi davvero voluto giocare a fare il politico
de sinistra, avrei dovuto prima comprendere al meglio quali fossero i limiti
del campo di gioco.
Ora, a beneficio di qualche giovane che magari vorrebbe giocare a fare un po' il politico de sinistra (esattamente come capitò a me nel lontano 1994), provo io a spiegare – oggi; qui; Itally - quali sono, più o meno, i limiti del campo di gioco.
Anzi, meglio: del fottuto campo di gioco.
Dunque.
Prendendo come riferimento la fascia di età tra i 15 e i 64 anni, cioè i cittadini italiani considerati attivi, secondo il censimento del 2001, gli analfabeti sono 362mila, gli alfabeti privi di titoli di studio sono 768mila, le persone che vantano solo la licenza elementare sono 6 milioni e mezzo.
Nel totale, circa il 20 per cento della popolazione italiana è GRAVEMENTE CARENTE quanto al possesso degli strumenti culturali di base.
Tutto qua? Ma no di certo... Alla sfera che gli anglosassoni chiamano 'illiteracy' devono essere aggiunti coloro i quali – pur avendo percorso un iter scolastico regolare – rivelano una capacità limitata o limitatissima di usare la scrittura e la lettura e di comporre e comprendere testi semplici.
Tale analfabetismo funzionale (che ha a che fare pure con l'incapacità, totale o parziale, di comprendere semplici grafici e tabelle di calcolo) non è facilmente quantificabile, anche se l'Ocse ci ha provato. C'è un rapporto, denominato All (Adult Literacy and Lifeskills), in cui si sostiene che in Italia il 46 per cento della popolazione tra i 16 e i 65 anni si trova al livello 1 della scala di “prose literacy” (comprensione di un testo in prosa) e il livello 1 è roba da disastro à la Fukushima, per capirci...
Nel libro intervista con Francesco Erbani, La cultura degli italiani, Tullio De Mauro ha citato un'indagine del Cede, l'istituto che dovrebbe valutare il sistema nazionale dell'istruzione: “Più di 2 milioni di adulti sono analfabeti completi, quasi 15 milioni sono semianalfabeti, altri 15 milioni sono a rischio di ripiombare in tale condizione e comunque sono ai margini inferiori delle capacità di comprensione e di calcolo necessarie in una società complessa e che voglia non solo dirsi, ma essere democratica”.
Insomma, quasi il 70 per cento degli italiani non possiede le competenze “per orientarsi e risolvere, attraverso l'uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana”.
Là.
Fine della prima lezione.
In poche parole in base a questa definizione il 70% degli italiani è ignorante. Ovviamente disponendo di mezzi adeguati si può facilmente sfruttare questa "caratteristica" e uno potrebbe chiedersi se la democrazia può funzionare con questi presupposti. E che famo? La dittatura? Purtroppo anche la dittatura non ha un track record invidiabile che, se ti va di culo, ti ritrovi un re tipo Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, ma se ti va di merda il destino cinico e baro ti rifila un Kim Jong-un.
Il problema della dittatura è che risulta un po' cazzuto liberarsi del dittatore quando questi sbarella. Di solito serve una guerra, un'invasione o la simpatica signora con la falce.
Invece in una democrazia compiuta con il voto si possono cambiare le cose. Sempre che la maggioranza degli elettori sia in grado di orientarsi e risolvere, attraverso l'uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana. Altrimenti ti vota pure per Kim Jong-un o peggio.
Ora, a beneficio di qualche giovane che magari vorrebbe giocare a fare un po' il politico de sinistra (esattamente come capitò a me nel lontano 1994), provo io a spiegare – oggi; qui; Itally - quali sono, più o meno, i limiti del campo di gioco.
Anzi, meglio: del fottuto campo di gioco.
Dunque.
Prendendo come riferimento la fascia di età tra i 15 e i 64 anni, cioè i cittadini italiani considerati attivi, secondo il censimento del 2001, gli analfabeti sono 362mila, gli alfabeti privi di titoli di studio sono 768mila, le persone che vantano solo la licenza elementare sono 6 milioni e mezzo.
Nel totale, circa il 20 per cento della popolazione italiana è GRAVEMENTE CARENTE quanto al possesso degli strumenti culturali di base.
Tutto qua? Ma no di certo... Alla sfera che gli anglosassoni chiamano 'illiteracy' devono essere aggiunti coloro i quali – pur avendo percorso un iter scolastico regolare – rivelano una capacità limitata o limitatissima di usare la scrittura e la lettura e di comporre e comprendere testi semplici.
Tale analfabetismo funzionale (che ha a che fare pure con l'incapacità, totale o parziale, di comprendere semplici grafici e tabelle di calcolo) non è facilmente quantificabile, anche se l'Ocse ci ha provato. C'è un rapporto, denominato All (Adult Literacy and Lifeskills), in cui si sostiene che in Italia il 46 per cento della popolazione tra i 16 e i 65 anni si trova al livello 1 della scala di “prose literacy” (comprensione di un testo in prosa) e il livello 1 è roba da disastro à la Fukushima, per capirci...
Nel libro intervista con Francesco Erbani, La cultura degli italiani, Tullio De Mauro ha citato un'indagine del Cede, l'istituto che dovrebbe valutare il sistema nazionale dell'istruzione: “Più di 2 milioni di adulti sono analfabeti completi, quasi 15 milioni sono semianalfabeti, altri 15 milioni sono a rischio di ripiombare in tale condizione e comunque sono ai margini inferiori delle capacità di comprensione e di calcolo necessarie in una società complessa e che voglia non solo dirsi, ma essere democratica”.
Insomma, quasi il 70 per cento degli italiani non possiede le competenze “per orientarsi e risolvere, attraverso l'uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana”.
Là.
Fine della prima lezione.
In poche parole in base a questa definizione il 70% degli italiani è ignorante. Ovviamente disponendo di mezzi adeguati si può facilmente sfruttare questa "caratteristica" e uno potrebbe chiedersi se la democrazia può funzionare con questi presupposti. E che famo? La dittatura? Purtroppo anche la dittatura non ha un track record invidiabile che, se ti va di culo, ti ritrovi un re tipo Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, ma se ti va di merda il destino cinico e baro ti rifila un Kim Jong-un.
Il problema della dittatura è che risulta un po' cazzuto liberarsi del dittatore quando questi sbarella. Di solito serve una guerra, un'invasione o la simpatica signora con la falce.
Invece in una democrazia compiuta con il voto si possono cambiare le cose. Sempre che la maggioranza degli elettori sia in grado di orientarsi e risolvere, attraverso l'uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana. Altrimenti ti vota pure per Kim Jong-un o peggio.
sabato 15 dicembre 2012
Caro Mossad ti scrivo
Guardo le statistiche del bloggo e lì si può vedere anche da che paese accedono i visitatori. A volte ci sono cose strambe nelle statistiche e durante questa settimana vedo per due volte tipo 30 visite in uno stesso minuto. Da Israele. E cosa pensa una persona normale? Ovvio, che il Mossad mi sta spiando.
Caro Mossad, non sono antisemita, mi piace Moni Ovadia, leggo Philip Roth, vivo addirittura nel quartiere ebraico e i tizi che girano con uno strano copricapo peloso non mi danno nessun fastidio, anzi, secondo me danno un tono all'ambiente. Quindi non ti preoccupare, non sto preparando attentati e neanche genocidi. Guarda, se divento antisemita ti scrivo prima, va bene?
Caro Mossad, non sono antisemita, mi piace Moni Ovadia, leggo Philip Roth, vivo addirittura nel quartiere ebraico e i tizi che girano con uno strano copricapo peloso non mi danno nessun fastidio, anzi, secondo me danno un tono all'ambiente. Quindi non ti preoccupare, non sto preparando attentati e neanche genocidi. Guarda, se divento antisemita ti scrivo prima, va bene?
venerdì 14 dicembre 2012
Moscatella
Tempo fa parlavo con amici zurighesi e si parlava di "spuma".
Boh, io mi ricordavo il nome dalla mia infanzia, ma non avevo un'idea chiara di cosa fosse. Una roba tipo la gazzosa, che non ho usato finché non ho scoperto il Mojito.
Bene.
Poi un giorno si discute di fare un blog tra noi emigranti a Zurigo e il furlano propone di chiamarlo "spuma e spritz". Al che mi informo meglio e da internét scopro che la spuma è la moscatella.
Conoscete la moscatella? Da noi al bar dei partigiani di Boljunec si beve spritz con la moscatella (ovvero vino bianco con spuma).
Tutto questo per dire che partecipo ad un altro blog, La spuma e lo spritz. Donde il nome? Beh, un po' un'impostazione retrò (la spuma), un po' lo spirito alcolico, ma non alcolizzato (lo spritz).
Di cosa vogliamo parlare? Mah, non è chiaro. Un po' di politica, dato che siamo tutti membri di un'associazione semi-politica, di attualità, della vita in svizzera, di cazzate, di varie ed eventuali.
Siamo 5.
La Santa Maria, la donna romana del gruppo.
Dalla parte di spessotto, l'agricoltore toscano.
Steve, fisico e filosofo furlano.
Smarmello, il teorico della rivoluzione comunista che pretende una riunione di redazione prima di scrivere qualcosa (fa sciopero prima di iniziare a lavorare).
Zurota: moi même. Quello giovane.
Per ora abbiamo iniziato a scrivere alla cazzo, ma auspichiamo di avere una linea editoriale condivisa entro il 12 maggio del 2017. Seguiteci speranzosi.
Boh, io mi ricordavo il nome dalla mia infanzia, ma non avevo un'idea chiara di cosa fosse. Una roba tipo la gazzosa, che non ho usato finché non ho scoperto il Mojito.
Bene.
Poi un giorno si discute di fare un blog tra noi emigranti a Zurigo e il furlano propone di chiamarlo "spuma e spritz". Al che mi informo meglio e da internét scopro che la spuma è la moscatella.
Conoscete la moscatella? Da noi al bar dei partigiani di Boljunec si beve spritz con la moscatella (ovvero vino bianco con spuma).
Tutto questo per dire che partecipo ad un altro blog, La spuma e lo spritz. Donde il nome? Beh, un po' un'impostazione retrò (la spuma), un po' lo spirito alcolico, ma non alcolizzato (lo spritz).
Di cosa vogliamo parlare? Mah, non è chiaro. Un po' di politica, dato che siamo tutti membri di un'associazione semi-politica, di attualità, della vita in svizzera, di cazzate, di varie ed eventuali.
Siamo 5.
La Santa Maria, la donna romana del gruppo.
Dalla parte di spessotto, l'agricoltore toscano.
Steve, fisico e filosofo furlano.
Smarmello, il teorico della rivoluzione comunista che pretende una riunione di redazione prima di scrivere qualcosa (fa sciopero prima di iniziare a lavorare).
Zurota: moi même. Quello giovane.
Per ora abbiamo iniziato a scrivere alla cazzo, ma auspichiamo di avere una linea editoriale condivisa entro il 12 maggio del 2017. Seguiteci speranzosi.
mercoledì 12 dicembre 2012
martedì 11 dicembre 2012
Against Growth
Oggi mi segnalano un articolo sull'economia. In breve dice le seguenti cose:
1. la teoria economica neoclassica (quella che si è sviluppata dai classici, cioè si parla di roba del 18° secolo) è perfetta per le persone che non riescono a gestire l'incertezza, dato che è basata su modelli matematici rigidi: aumento dei prezzi provoca diminuzione della domanda e un aumento dell'offerta e il tutto finisce in equilibrio. I prezzi forniscono "informazione" in base alla quale si produce. La scarsità non è considerata. L'unico obiettivo è la massimizzazione del profitto (o della produzione/consumo) e quindi della crescita.
2. La "scienza" economica sembra una religione. Anche se ci sono frequenti bolle speculative che empiricamente dimostrano che il sistema non sempre tende all'equilibrio, il concetto di equilibrio di mercato è sempre centrale nella teoria. La scusa è che c'è il governo, non c'è informazione perfetta, ecc.. ma una volta eliminati questi problemi, allora la mano invisibile del mercato potrebbe massimizzare la crescita economica.
3. La crescita continua è possibile? Considerato che le risorse della terra sono limitate, ciò sembra logicamente poco credibile. Purtroppo la crescita risolve da sola molti problemi: la povertà, crea ricchezza con cui si pulisce l'ambiente, promuove la democrazia.
Tutto vero.
Gli economisti sono matematicamente scarsi, quindi usano modellini semplici. Purtroppo la realtà - sbagliando - è complicata. Mica è facile come la fisica che puoi fare esperimenti ripetibili.
Gli economisti sono testardi. Anche quando la realtà dimostra di essere complicata e che i modelli non funzionano, a posteriori si trova sempre una spiegazione plausibile.
Gli economisti hanno un'idea fissa: la crescita. Perché hanno modelli semplici che testardamente non cambiano che con la crescita risolvono tutti i problemi. E vissero felici e contenti.
Ora a difesa della categoria direi che non è proprio facile modellizzare qualcosa di cui sei parte. Soros, che quando non fa lo speculatore prova a fare il filosofo, chiama questo concetto "autoriflessibilià". Cioè sono sia l'osservatore che l'osservato. Per cui le semplificazioni tipo dire che l'uomo è egoista (homo economicus) facilita molto. Come modellizzare matematicamente il volontariato? Dato che tutto funziona sui prezzi, che prezzo puoi dare alla soddisfazione di fare volontariato. In effetti è un problema cazzuto.
Quello che veramente mi fa adirare come un'ape è la crescita. Confesso che ho studiato il tema per la mia tesi che, appunto, era sulla crescita economica e il dubbio mi sorse già all'epoca, dato che per definizione le risorse sono scarse e finite, quindi dovrebbe essere logico che la crescita non può essere infinita. Ma gli economisti dicono che l'uomo è ingegnoso e trova mezzi per usare meglio le risorse scarse aumentandone la produttività. Questo era un altro tema che volevo studiare, il TFP o total factor producivity, ovvero il "residuo di Solow": se aumenti il lavoro di 10 e il capitale di 10 il tuo prodotto è 25. Cosa succede? Usando più capitale e lavoro hai prodotto più di quello che hai introdotto nel sistema economico. Data la scarsità matematica degli economisti, questo si misura semplicemente come residuo (prodotto - capitale - lavoro = 5 = incremento di produttività).
Il problema della crescita è che sta veramente alla base del sistema economico, non solo della teoria. Senza crescita la borsa non dovrebbe andare su; senza crescita il debito degli stati non sarà mai ripagato; senza crescita le nostre pensioni non verranno mai pagate, a meno che non ci mettiamo a fornicare come ricci senza protezione per produrre discendenti che avranno il problema di pagarci le pensioni; e così via. Tutto il sistema è basato sull'assunto della crescita. Tutto i sistemi tranne il Buthan, of course.
Ma sto divagando. Torniamo a sputtanare gli economisti.
Ho un libro illeggibile che mi riprometto di leggere che si chiama "Entropy law and economic process" di Georgescu-Roegen che sembra parli proprio della sostenibilità del processo economico. Ma visto che è difficile e con molte formule matematiche pochi economisti lo hanno letto.
Ma il migliore nell'arte dello sputtanamento degli economisti è sicuramente Nassim Taleb, uno dei miei filosofi preferiti - molto meglio di Žižek - che odia i banchieri ed in generale quelli che portano la cravatta, orpello assolutamente inutile e dannoso.
1. la teoria economica neoclassica (quella che si è sviluppata dai classici, cioè si parla di roba del 18° secolo) è perfetta per le persone che non riescono a gestire l'incertezza, dato che è basata su modelli matematici rigidi: aumento dei prezzi provoca diminuzione della domanda e un aumento dell'offerta e il tutto finisce in equilibrio. I prezzi forniscono "informazione" in base alla quale si produce. La scarsità non è considerata. L'unico obiettivo è la massimizzazione del profitto (o della produzione/consumo) e quindi della crescita.
2. La "scienza" economica sembra una religione. Anche se ci sono frequenti bolle speculative che empiricamente dimostrano che il sistema non sempre tende all'equilibrio, il concetto di equilibrio di mercato è sempre centrale nella teoria. La scusa è che c'è il governo, non c'è informazione perfetta, ecc.. ma una volta eliminati questi problemi, allora la mano invisibile del mercato potrebbe massimizzare la crescita economica.
3. La crescita continua è possibile? Considerato che le risorse della terra sono limitate, ciò sembra logicamente poco credibile. Purtroppo la crescita risolve da sola molti problemi: la povertà, crea ricchezza con cui si pulisce l'ambiente, promuove la democrazia.
Tutto vero.
Gli economisti sono matematicamente scarsi, quindi usano modellini semplici. Purtroppo la realtà - sbagliando - è complicata. Mica è facile come la fisica che puoi fare esperimenti ripetibili.
Gli economisti sono testardi. Anche quando la realtà dimostra di essere complicata e che i modelli non funzionano, a posteriori si trova sempre una spiegazione plausibile.
Gli economisti hanno un'idea fissa: la crescita. Perché hanno modelli semplici che testardamente non cambiano che con la crescita risolvono tutti i problemi. E vissero felici e contenti.
Ora a difesa della categoria direi che non è proprio facile modellizzare qualcosa di cui sei parte. Soros, che quando non fa lo speculatore prova a fare il filosofo, chiama questo concetto "autoriflessibilià". Cioè sono sia l'osservatore che l'osservato. Per cui le semplificazioni tipo dire che l'uomo è egoista (homo economicus) facilita molto. Come modellizzare matematicamente il volontariato? Dato che tutto funziona sui prezzi, che prezzo puoi dare alla soddisfazione di fare volontariato. In effetti è un problema cazzuto.
Quello che veramente mi fa adirare come un'ape è la crescita. Confesso che ho studiato il tema per la mia tesi che, appunto, era sulla crescita economica e il dubbio mi sorse già all'epoca, dato che per definizione le risorse sono scarse e finite, quindi dovrebbe essere logico che la crescita non può essere infinita. Ma gli economisti dicono che l'uomo è ingegnoso e trova mezzi per usare meglio le risorse scarse aumentandone la produttività. Questo era un altro tema che volevo studiare, il TFP o total factor producivity, ovvero il "residuo di Solow": se aumenti il lavoro di 10 e il capitale di 10 il tuo prodotto è 25. Cosa succede? Usando più capitale e lavoro hai prodotto più di quello che hai introdotto nel sistema economico. Data la scarsità matematica degli economisti, questo si misura semplicemente come residuo (prodotto - capitale - lavoro = 5 = incremento di produttività).
Il problema della crescita è che sta veramente alla base del sistema economico, non solo della teoria. Senza crescita la borsa non dovrebbe andare su; senza crescita il debito degli stati non sarà mai ripagato; senza crescita le nostre pensioni non verranno mai pagate, a meno che non ci mettiamo a fornicare come ricci senza protezione per produrre discendenti che avranno il problema di pagarci le pensioni; e così via. Tutto il sistema è basato sull'assunto della crescita. Tutto i sistemi tranne il Buthan, of course.
Ma sto divagando. Torniamo a sputtanare gli economisti.
Ho un libro illeggibile che mi riprometto di leggere che si chiama "Entropy law and economic process" di Georgescu-Roegen che sembra parli proprio della sostenibilità del processo economico. Ma visto che è difficile e con molte formule matematiche pochi economisti lo hanno letto.
Ma il migliore nell'arte dello sputtanamento degli economisti è sicuramente Nassim Taleb, uno dei miei filosofi preferiti - molto meglio di Žižek - che odia i banchieri ed in generale quelli che portano la cravatta, orpello assolutamente inutile e dannoso.
Ho appena iniziato la sua ultima opera, "Antifragile".
Cosa dice della finanza? I sistemi di risk management che vogliono misurare il rischio (vedi post sul casinò) sono una truffa, perché danno un senso di falsa sicurezza e quando succede il patatrac va tutto a puttane (caso esemplare la crisi del 2008). Come costruire un sistema antifragile che migliora con gli shock? Eh, non lo so, sono appena a pagina 10.
Un altro libro che mi ha fatto pensare sulla finanza e il sistema economico è "Why the West Rules. For Now". Tomo scritto da un archeologo e quindi ha una visione di lungo periodo che è diversa dal lungo periodo degli economisti. Per gli economisti è 10 anni, ovvero per Keynes non c'è ("nel lungo periodo saremo tutti morti"), mentre per un archeologo si misura in migliaia di anni.
Ad un certo punto elenca i "4 cavalieri dell'apocalisse": migrazioni, cambiamenti climatici, fallimento degli stati, carestie. Questi sono i motivi del collasso delle civiltà. Ad un certo ne aggiunge un quinto: la finanza. La depressione del 29 non è stata causata dai 4 cavalieri, ma dalla finanza. Il libro è stato scritto nel 2010 e cita il 2008 come un caso simile in cui il meltdown è stato evitato (ancora da vedere).
lunedì 10 dicembre 2012
Passatempo
Ed ecco mi sono assuefatto pure a twitter. Un lunedì passato a casa e vai col cazzeggio.
Mi sono messo addirittura a rispondere a Storace e Ferrero. Sì, lo so, ho promesso di fare il bravo e non rompere le palle ad esseri inutili, ma è più forte di me. Poi su twitter non si sa mai se è un personaggio vero o fake. L'importante è divertirsi. Con poco.
Mi sono messo addirittura a rispondere a Storace e Ferrero. Sì, lo so, ho promesso di fare il bravo e non rompere le palle ad esseri inutili, ma è più forte di me. Poi su twitter non si sa mai se è un personaggio vero o fake. L'importante è divertirsi. Con poco.
sabato 8 dicembre 2012
Il casinò e l'assicurazione
Ho fatto un due giorni di corso interno (soliti temi, finanza&assicurazione) e il docente ha fatto un bel esempio.
Siamo al casinò, le regole sono:
- se viene testa vinci 110, se viene croce perdi 100. Sembra bene.
- si lancia 10 volte la moneta; ad ogni lancio si incassa o si paga se si perde.
- all'inizio devi lasciare una somma (o capitale) per garantire che riesci a pagare.
- all'uscita paghi il 10% della somma (capitale) versato all'inizio.
Come sappiamo ad ogni lancio ci sono 50% di probabilità (o 1 su 2, cioè 1/2 o 0.5) che esca croce e 50% che esca testa. Ad ogni lancio, perché i lanci sono indipendenti - se al primo lancio esce testa, al secondo c'è sempre la stessa probabilità (50%) che esca testa, perché la moneta "non ha memoria", cioè essa non ha idea di cosa sia uscito prima. In statistica si dice che i due eventi sono indipendenti.
Quindi su 10 lanci quale è il valore atteso, ovvero quanto dovrei vincere o perdere? Facile:
valore atteso = ( 50% x 110 + 50% x (-100) ) x 10 = 50
Vuol dire che in media mi aspetto di vincere 50, perché 5 volte dovrebbe uscire testa e 5 volte croce.
Bene.
Ora il problema è:
- ad ogni lancio si incassa/paga
- prima bisogna lasciare un deposito adeguato.
Bisogna calcolare la probabilità di perdere. Il procedimento è il seguente:
- al primo lancio la probabilità di perdere 100 e 1 su 2 (50%)
- la probabilità di perdere 200 al secondo lancio (cioè 100 al primo e 100 al secondo, cioè due croci di seguito) è 1/2 x 1/2, ovvero 1/4 o 25% o 0.25. Quindi ho il 25% di probabilità di perdere 200 e il 75% di non perdere
- così avanti: probabilità che esca croce anche al terzo lancio e quindi di perdere 300 è 1/2 x 1/2 x 1/2 = 1/8 o 12.5% o 0.125.
- probabilità di perdere 400 è 1/16
- 500 è 1/32 o 3.125%
- 600 è 1/64 o 1.5625%
- 700 è 1/128 o 0.78125%
- 800 è 1/256 o 0.391%
- 900 è 1/512 o 0.195%
- 1000 è 1/1024 o 0.0977%
Questo è il profilo di rischio, cioè per ogni possibile evento negativo corrisponde la probabilità che si verifichi.
Come si calcola il capitale? Serve conoscere la tolleranza al rischio.
Ora, se io sono ottimista e penso di vincere posso versare 100. Però se perdo la prima volta ho già perso il capitale e se perdo anche la seconda (probabilità del 25%) arrivano i dipendenti del casinò con le loro belle mazze di baseball a spaccarmi le rotule.
Quindi magari sono un po' più prudente e magari verso 500. In questo modo ho solo il 3.125% di probabilità di perdere 500, ovvero ho il 96.975% probabilità di non perdere 500. Quindi diciamo che sono parecchio sicuro.
Però c'è la clausola che all'uscita devo pagare il 10% del capitale versato. Quindi in media mi aspetto di incassare 50 (il valore atteso di cui sopra) e all'uscita pago 10% x 500 = 50.
Ho vinto qualche cosa?
No. Mi sono divertito a giocare e sono uscito con le rotule integre. Mi conviene giocare? Non direi.
Abbassando il capitale investito, diciamo a 300 ho il 12.5% di probabilità di perderlo entro il terzo lancio. Gioco e rischio le rotule o no? Dipende dalla tolleranza al rischio. Se tollero bene il rischio di incorrere in uno scontro con le mazze di baseball gioco e rischio.
Bene. Ed ora il lettore attento che nonostante i numeri sta ancora leggendo, si chiederà "e l'assicurazione?".
Buona domanda. Bravo lettore.
In fondo l'assicurazione è basata sulla probabilità e un fattore importante è quanto capitale serve (tipo si sente parlare di Solvency II).
Consideriamo la storia sulla probabilità di perdere al casinò come la probabilità di dover pagare danni. Le assicurazioni devono avere un capitale tale per cui riescono ad essere solvibili (cioè pagare i danni agli assicurati) nel 99.5% dei casi. Nell'esempio sopra equivarrebbe ad avere un capitale tra 700 ed 800. Molto prudente. Per semplificare si dice avere un capitale sufficiente per sopravvivere ad eventi che succedono ogni 200 anni (99% sarebbe 1 ogni 100 anni), perché si considera la sopravvivenza annuale.
Ovviamente le similitudini coi casinò è limitata, serve solo per spiegare la tolleranza al rischio, il profilo di rischio e come contribuiscano a definire il capitale necessario. Penso la migliore e più semplice spiegazione che ho mai sentito su questo argomento, per questa me la sono scritta qui anche se credo di aver annoiato a morte il lettore medio - non ci sei più vero?
Siamo al casinò, le regole sono:
- se viene testa vinci 110, se viene croce perdi 100. Sembra bene.
- si lancia 10 volte la moneta; ad ogni lancio si incassa o si paga se si perde.
- all'inizio devi lasciare una somma (o capitale) per garantire che riesci a pagare.
- all'uscita paghi il 10% della somma (capitale) versato all'inizio.
Come sappiamo ad ogni lancio ci sono 50% di probabilità (o 1 su 2, cioè 1/2 o 0.5) che esca croce e 50% che esca testa. Ad ogni lancio, perché i lanci sono indipendenti - se al primo lancio esce testa, al secondo c'è sempre la stessa probabilità (50%) che esca testa, perché la moneta "non ha memoria", cioè essa non ha idea di cosa sia uscito prima. In statistica si dice che i due eventi sono indipendenti.
Quindi su 10 lanci quale è il valore atteso, ovvero quanto dovrei vincere o perdere? Facile:
valore atteso = ( 50% x 110 + 50% x (-100) ) x 10 = 50
Vuol dire che in media mi aspetto di vincere 50, perché 5 volte dovrebbe uscire testa e 5 volte croce.
Bene.
Ora il problema è:
- ad ogni lancio si incassa/paga
- prima bisogna lasciare un deposito adeguato.
Bisogna calcolare la probabilità di perdere. Il procedimento è il seguente:
- al primo lancio la probabilità di perdere 100 e 1 su 2 (50%)
- la probabilità di perdere 200 al secondo lancio (cioè 100 al primo e 100 al secondo, cioè due croci di seguito) è 1/2 x 1/2, ovvero 1/4 o 25% o 0.25. Quindi ho il 25% di probabilità di perdere 200 e il 75% di non perdere
- così avanti: probabilità che esca croce anche al terzo lancio e quindi di perdere 300 è 1/2 x 1/2 x 1/2 = 1/8 o 12.5% o 0.125.
- probabilità di perdere 400 è 1/16
- 500 è 1/32 o 3.125%
- 600 è 1/64 o 1.5625%
- 700 è 1/128 o 0.78125%
- 800 è 1/256 o 0.391%
- 900 è 1/512 o 0.195%
- 1000 è 1/1024 o 0.0977%
Questo è il profilo di rischio, cioè per ogni possibile evento negativo corrisponde la probabilità che si verifichi.
Come si calcola il capitale? Serve conoscere la tolleranza al rischio.
Ora, se io sono ottimista e penso di vincere posso versare 100. Però se perdo la prima volta ho già perso il capitale e se perdo anche la seconda (probabilità del 25%) arrivano i dipendenti del casinò con le loro belle mazze di baseball a spaccarmi le rotule.
Quindi magari sono un po' più prudente e magari verso 500. In questo modo ho solo il 3.125% di probabilità di perdere 500, ovvero ho il 96.975% probabilità di non perdere 500. Quindi diciamo che sono parecchio sicuro.
Però c'è la clausola che all'uscita devo pagare il 10% del capitale versato. Quindi in media mi aspetto di incassare 50 (il valore atteso di cui sopra) e all'uscita pago 10% x 500 = 50.
Ho vinto qualche cosa?
No. Mi sono divertito a giocare e sono uscito con le rotule integre. Mi conviene giocare? Non direi.
Abbassando il capitale investito, diciamo a 300 ho il 12.5% di probabilità di perderlo entro il terzo lancio. Gioco e rischio le rotule o no? Dipende dalla tolleranza al rischio. Se tollero bene il rischio di incorrere in uno scontro con le mazze di baseball gioco e rischio.
Bene. Ed ora il lettore attento che nonostante i numeri sta ancora leggendo, si chiederà "e l'assicurazione?".
Buona domanda. Bravo lettore.
In fondo l'assicurazione è basata sulla probabilità e un fattore importante è quanto capitale serve (tipo si sente parlare di Solvency II).
Consideriamo la storia sulla probabilità di perdere al casinò come la probabilità di dover pagare danni. Le assicurazioni devono avere un capitale tale per cui riescono ad essere solvibili (cioè pagare i danni agli assicurati) nel 99.5% dei casi. Nell'esempio sopra equivarrebbe ad avere un capitale tra 700 ed 800. Molto prudente. Per semplificare si dice avere un capitale sufficiente per sopravvivere ad eventi che succedono ogni 200 anni (99% sarebbe 1 ogni 100 anni), perché si considera la sopravvivenza annuale.
Ovviamente le similitudini coi casinò è limitata, serve solo per spiegare la tolleranza al rischio, il profilo di rischio e come contribuiscano a definire il capitale necessario. Penso la migliore e più semplice spiegazione che ho mai sentito su questo argomento, per questa me la sono scritta qui anche se credo di aver annoiato a morte il lettore medio - non ci sei più vero?
giovedì 6 dicembre 2012
Speriamo che in questa discesa scivoli e finisca nella merda
Non se ne può più.
(Bestemmia)
Quello che temo è che lo voteranno ancora.
(Bestemmia)
Anzi, ne sono sicuro, lui, l'altro anziano Bossi, qualche Briatore, una dozzina di Carfagne&Minette, insomma, i soliti nani e ballerine.
(Bestemmia)
Spero sempre in un risveglio delle coscienze, ma vengo prontamente smentito.
(Bestemmia)
E tornare a spiegare di nuovo questo fenomeno agli stranieri, sentire le battutine e le risate, no, basta. Un po' di decenza, cribbio!
L'unica speranza è la vittoria del Comunismo, l'unica speranza è il compagno Br1. Finalmente Silvio ha ragione ad avere paura del Comunismo.
Francia o Spagna, purché se magna...
O Argentina ed Islanda, purché si discuta (non c'è rima, ma non sono un poeta, solo un ragioniere. Conosco un solo ragioniere-poeta, The Tumel).
Due miti di Internèt. Ho già dibattuto con me stesso ed altri dell'Argentina, mito degli alternativi, perché apparentemente si ribella al cattivo IMF, fa populismo che sembra rivoluzione eccetera, mentre in realtà sta pericolosamente facendo cucu al baratro.
L'Islanda invece è preda del mito del "default controllato", del "noi non paghiamo i debiti delle banche", del "non ci inchiniamo ai Poteri Forti", "siamo Vichinghi cazzoduri".
Palle.
Discutere su questo è un po' problematico, perché in effetti non conosco bene i due paesi, però il concetto di fondo che si cerca di far passare in entrambi i casi è che esistono pasti gratis. Ma non è vero.
Spiegare bene la situazione richiede entrare nel tecnico e discutere di metapolitica e del Weltanschauung. Insomma, due palle. Inoltre sono pigro e dovrei recuperare dati, numeri, storie, definizioni ecc...
Per fortuna esiste Phastidio che ha scritto un breve articolo con riferimenti ad approfondimenti. Ottimo, un link e via!
La frase migliore: "nessuno può permettersi di lasciar fallire le banche".
Spiegare questo nell'attuale contesto di crisi ed odio verso i banchieri è arduo.
Intanto le tre maggiori banche sono fallite, ma la Banca Centrale ha garantito i loro debiti con le altre banche per impedire l'implosione del sistema; quello che non ha garantito sono i depositi che le banche hanno raccolto in UK ed Olanda - ma questo è un altro discorso ancora aperto. Inoltre stanno considerando di entrare nell'Euro - di questi tempi vuol dire che sei veramente messo male.
Il costo del salvataggio del sistema bancario è stimato tra 17 e 25% del PIL. È tanto. Veramente tanto. E questo è un costo per la popolazione islandese (pagato dallo Stato che prende i soldi dalle tasse). Ora, come spesso accade in economia, non abbiamo la controprova. Non è come la fisica che si possono fare esperimenti - la vita è una e il tempo scorre, non si può tornare indietro nel tempo, far fallire le banche, far implodere il sistema finanziario e vedere cosa succede. Sarebbe bello avere un'altra Islanda così si hanno le prove, ma invece no, no se pol. Quindi restano solo le parole ed i concetti e magari passa un Giulietto Chiesa qualunque e si mette a pontificare e purtroppo è più facile credere alle sue psichedeliche fantasie che alla grigia e deprimente realtà. Poi quanto ognuno interpreta i fatti un po' come gli pare. D'altronde tale è il comportamento umano. Per questo l'economia è difficile.
Due miti di Internèt. Ho già dibattuto con me stesso ed altri dell'Argentina, mito degli alternativi, perché apparentemente si ribella al cattivo IMF, fa populismo che sembra rivoluzione eccetera, mentre in realtà sta pericolosamente facendo cucu al baratro.
L'Islanda invece è preda del mito del "default controllato", del "noi non paghiamo i debiti delle banche", del "non ci inchiniamo ai Poteri Forti", "siamo Vichinghi cazzoduri".
Palle.
Discutere su questo è un po' problematico, perché in effetti non conosco bene i due paesi, però il concetto di fondo che si cerca di far passare in entrambi i casi è che esistono pasti gratis. Ma non è vero.
Spiegare bene la situazione richiede entrare nel tecnico e discutere di metapolitica e del Weltanschauung. Insomma, due palle. Inoltre sono pigro e dovrei recuperare dati, numeri, storie, definizioni ecc...
Per fortuna esiste Phastidio che ha scritto un breve articolo con riferimenti ad approfondimenti. Ottimo, un link e via!
La frase migliore: "nessuno può permettersi di lasciar fallire le banche".
Spiegare questo nell'attuale contesto di crisi ed odio verso i banchieri è arduo.
Intanto le tre maggiori banche sono fallite, ma la Banca Centrale ha garantito i loro debiti con le altre banche per impedire l'implosione del sistema; quello che non ha garantito sono i depositi che le banche hanno raccolto in UK ed Olanda - ma questo è un altro discorso ancora aperto. Inoltre stanno considerando di entrare nell'Euro - di questi tempi vuol dire che sei veramente messo male.
Il costo del salvataggio del sistema bancario è stimato tra 17 e 25% del PIL. È tanto. Veramente tanto. E questo è un costo per la popolazione islandese (pagato dallo Stato che prende i soldi dalle tasse). Ora, come spesso accade in economia, non abbiamo la controprova. Non è come la fisica che si possono fare esperimenti - la vita è una e il tempo scorre, non si può tornare indietro nel tempo, far fallire le banche, far implodere il sistema finanziario e vedere cosa succede. Sarebbe bello avere un'altra Islanda così si hanno le prove, ma invece no, no se pol. Quindi restano solo le parole ed i concetti e magari passa un Giulietto Chiesa qualunque e si mette a pontificare e purtroppo è più facile credere alle sue psichedeliche fantasie che alla grigia e deprimente realtà. Poi quanto ognuno interpreta i fatti un po' come gli pare. D'altronde tale è il comportamento umano. Per questo l'economia è difficile.
lunedì 3 dicembre 2012
2000 Watt society
Tema interessante: vivere con 2000 Watt.
Ovvero, oggidì si consumano circa 6000 Watt pro capite. In Svizzera c'è un movimento che vuole ridurre il consumo ad un terzo. Non solo movimento, ma è scritto anche nella costituzione zurighese.
C'è un simpatico studioso italiano che vive qui che lo spiega meglio di me, qui, quo e qua.
Per risparmiare energia vado a dormire. Fate altrettanto e domani è già martedì!
Ovvero, oggidì si consumano circa 6000 Watt pro capite. In Svizzera c'è un movimento che vuole ridurre il consumo ad un terzo. Non solo movimento, ma è scritto anche nella costituzione zurighese.
C'è un simpatico studioso italiano che vive qui che lo spiega meglio di me, qui, quo e qua.
Per risparmiare energia vado a dormire. Fate altrettanto e domani è già martedì!
domenica 2 dicembre 2012
Il plocchio
Ieri faceva freddo ed oggi nevica.
Dovendo uscire per impegni teutonici e vista la bianca coltre ho preso il mio fantastico apparecchio fotografico per documentare l'evento. Direi anche che non ci sono più le mezze stagioni.
Oggi ci godiamo l'immacolata coltre, ma domani sarà già tutto un "plocchio", neologismo triestino di quelli che vogliono parlare "in lingua" traducono dal triestino - caratteristica deliziosamente presa in giro da Casa Stipancich. Plocchio sarebbe l'italianizzazione di "ploč" che sarebbe pozzanghera o pozza d'acqua e fango, secondo il dizionario triestino-italiano e questo libello.
PS: volevo caricare altre foto molto più belle, ma sto cazzone di blogspot mi dice che ho finito lo spazio su Picasa. Ho cancellato vari album e mi dice che sono sempre senza spazio. Invitandomi a comprare con dei soldi altro spazio. Fanculo. Non ho voglia di perdere altro tempo per capire cosa fare, il mio tempo domenicale è troppo prezioso per spenderlo per capire come funziona.
Faremo senza foto. Immaginate.
Ora vado a distendermi sul divano.
Dovendo uscire per impegni teutonici e vista la bianca coltre ho preso il mio fantastico apparecchio fotografico per documentare l'evento. Direi anche che non ci sono più le mezze stagioni.
Oggi ci godiamo l'immacolata coltre, ma domani sarà già tutto un "plocchio", neologismo triestino di quelli che vogliono parlare "in lingua" traducono dal triestino - caratteristica deliziosamente presa in giro da Casa Stipancich. Plocchio sarebbe l'italianizzazione di "ploč" che sarebbe pozzanghera o pozza d'acqua e fango, secondo il dizionario triestino-italiano e questo libello.
PS: volevo caricare altre foto molto più belle, ma sto cazzone di blogspot mi dice che ho finito lo spazio su Picasa. Ho cancellato vari album e mi dice che sono sempre senza spazio. Invitandomi a comprare con dei soldi altro spazio. Fanculo. Non ho voglia di perdere altro tempo per capire cosa fare, il mio tempo domenicale è troppo prezioso per spenderlo per capire come funziona.
Faremo senza foto. Immaginate.
Ora vado a distendermi sul divano.
Ich liebe Wiedike
Recentemente ho scoperto una canzone sul mio fantastico quartiere.
Riascoltiamola.
Per la vostra gioia vi propongo anche il testo così domani mattina la potete canticchiare mentre vi preparate il caffè.
A proposito di elvetismi: i germanofili noteranno un tedesco un po' strano. È la versione scritta dello svizzero tedesco parlato.
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
villi redät schlächt vo dir, ich weiss dugfallsch mir
ich känne dini strasse alli i dim quartier,
ich känne dich bi tag und nacht, ich känne dini gsichter,
under blauem himmel und am abig mit de liechter,
känn dich im summer und ich känne dich im winter,
ich wohn grad bi dim bahnhof und ich fahre mit em 9-er,
hock am abig uf dä stäge mit kollege bier trinkend,
jetz wett ich dir es lied widme, yeah...
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
mer seit, dass du das viertel vo famillie und alte lüüt bisch,
verschiedeni kulture, viili mänsche da sind jüdisch,
und immer meh jungi gits, wo jetz in chreis 3 ziehnd,
s git gschäfter, bars und restaurants und es git de filmriss,
es git en coop wo hip hop lauft, und es git de bigis,
ä tankstell häts au und us new york gits feini pizzas,
d musig usem fänschter im 49 a de weststrass,
und bizli witer vorne probed ganglords...
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
bi früener i dis schuelhuus a de kanti bi de schmide,
am mittag hämmer sliffs graucht im park näb de chile,
am abig hei zum skate oder basketbal-spiele,
nei so wie damals wirds nie wieder, nei...
ziit isch vergange, ich bin imer bi dir blibe,
egal was au passiert, will ich weiss du machsch mi zfride,
jetz wet ich dir es lied widme,
yeah... ich liebe wiedike...
Riascoltiamola.
Per la vostra gioia vi propongo anche il testo così domani mattina la potete canticchiare mentre vi preparate il caffè.
A proposito di elvetismi: i germanofili noteranno un tedesco un po' strano. È la versione scritta dello svizzero tedesco parlato.
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
villi redät schlächt vo dir, ich weiss dugfallsch mir
ich känne dini strasse alli i dim quartier,
ich känne dich bi tag und nacht, ich känne dini gsichter,
under blauem himmel und am abig mit de liechter,
känn dich im summer und ich känne dich im winter,
ich wohn grad bi dim bahnhof und ich fahre mit em 9-er,
hock am abig uf dä stäge mit kollege bier trinkend,
jetz wett ich dir es lied widme, yeah...
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
mer seit, dass du das viertel vo famillie und alte lüüt bisch,
verschiedeni kulture, viili mänsche da sind jüdisch,
und immer meh jungi gits, wo jetz in chreis 3 ziehnd,
s git gschäfter, bars und restaurants und es git de filmriss,
es git en coop wo hip hop lauft, und es git de bigis,
ä tankstell häts au und us new york gits feini pizzas,
d musig usem fänschter im 49 a de weststrass,
und bizli witer vorne probed ganglords...
chorus:
das isch de ort wonni läbe,
bi sunne oder räge
ich bliib i mim quartier, dänn ich weiss ich liebe wiedike
i dere gägend, vo bäum und laschtwäge,
verbring i mini ziit und weiss ich bliib immer in wiedike
bi früener i dis schuelhuus a de kanti bi de schmide,
am mittag hämmer sliffs graucht im park näb de chile,
am abig hei zum skate oder basketbal-spiele,
nei so wie damals wirds nie wieder, nei...
ziit isch vergange, ich bin imer bi dir blibe,
egal was au passiert, will ich weiss du machsch mi zfride,
jetz wet ich dir es lied widme,
yeah... ich liebe wiedike...
Lo spuntino di 1/2notte
È sabato e sei tornato a casa con un paio di birre di troppo? Ti aggiri per casa non sapendo bene cosa vuoi e non comprendendo bene in che stanza sei? Bene. Se sei in grado di leggere stai leggendo il post giusto per te.
Dirigiti in cucina. Sì, è quella stanza dove c'è il forno. No, attento, quello è il cesso. Torna indietro. Bene. Siediti al tavolo della cucina e non pensare. Apri Youtube e metti una canzone dei Pink Floyd.
Ora stai meglio. Ora puoi procedere all'identificazione del frigo. Nell'attesa metti 2 fette di pane nel tostapane.
Dal frigo, che nel mentre hai identificato, estrai nell'ordine:
- un avocado maturo al punto giusto
- un vasetto di acciughe (consiglio le Vicente Marino)
- formaggio a fette (tipo Edamer svizzero).
Tostare i pani.
Adagiarci sopra una fetta di formaggio.
Tagliare a fettine sottili l'avocado e distenderle sul formaggio.
Aggiungere 3-4 filetti di acciughe.
Ingurgitare leccandosi le dita (le acciughe son oleose).
Sembra una porcheria, ma invece è sublime. Specie se hai risposto positivamente alla prima domanda del post.
Nel caso tu sia un friulano schizzinoso che non mangia acciughe e disdegna frutti esotici, puoi sostituire l'avocado con pomodorini secchi sotto olio e le acciughe con prosciutto cotto. Il risultato non sarà altrettanto sublime, ma placherà la tua sete di sapere.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. Ogni conseguenza dovuta all'ingestione degli alimenti proposti, come indigestione, stitichezza, secchezza delle fauci, priapismo, asfissia e/o morte sono puramente casuali.
Ora hai raggiunto la pace dei sensi. Metti su Echoes ed identifica la camera da letto.
Coricati.
Canticchia:
Strangers passing in the street
By chance two separate glances meet
And I am you and what I see is me
And do I take you by the hand
And lead you through the land
And help me understand the best I can
And no one calls us to move on
And no one forces down our eyes
And no one speaks
And no one tries
And no one flies around the sun
Dormi bene e domani ti voglio vedere a messa.
Dirigiti in cucina. Sì, è quella stanza dove c'è il forno. No, attento, quello è il cesso. Torna indietro. Bene. Siediti al tavolo della cucina e non pensare. Apri Youtube e metti una canzone dei Pink Floyd.
Ora stai meglio. Ora puoi procedere all'identificazione del frigo. Nell'attesa metti 2 fette di pane nel tostapane.
Dal frigo, che nel mentre hai identificato, estrai nell'ordine:
- un avocado maturo al punto giusto
- un vasetto di acciughe (consiglio le Vicente Marino)
- formaggio a fette (tipo Edamer svizzero).
Tostare i pani.
Adagiarci sopra una fetta di formaggio.
Tagliare a fettine sottili l'avocado e distenderle sul formaggio.
Aggiungere 3-4 filetti di acciughe.
Ingurgitare leccandosi le dita (le acciughe son oleose).
Sembra una porcheria, ma invece è sublime. Specie se hai risposto positivamente alla prima domanda del post.
Nel caso tu sia un friulano schizzinoso che non mangia acciughe e disdegna frutti esotici, puoi sostituire l'avocado con pomodorini secchi sotto olio e le acciughe con prosciutto cotto. Il risultato non sarà altrettanto sublime, ma placherà la tua sete di sapere.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. Ogni conseguenza dovuta all'ingestione degli alimenti proposti, come indigestione, stitichezza, secchezza delle fauci, priapismo, asfissia e/o morte sono puramente casuali.
Ora hai raggiunto la pace dei sensi. Metti su Echoes ed identifica la camera da letto.
Coricati.
Canticchia:
Strangers passing in the street
By chance two separate glances meet
And I am you and what I see is me
And do I take you by the hand
And lead you through the land
And help me understand the best I can
And no one calls us to move on
And no one forces down our eyes
And no one speaks
And no one tries
And no one flies around the sun
Dormi bene e domani ti voglio vedere a messa.
sabato 1 dicembre 2012
Bordel
bordel, nom masculin | |||||
|
"Le monde a fait de moi une putain; je veux faire du monde un bordel."
Friedrich Dürrenmatt
Domani per il centro-sinistra c'è Bersani-Renzi.
Intanto il principale esponente dello schieramento a Renzani (Bernzi) avverso coglioneggia come d'abitudine. Come gli anziani al bar sport rimpiange i bei tempi andati, i gloriosi anni della Casa delle Libertà quanto tutto si poteva.
Stranamente pochi riferimenti al comunismo. Per ora.
Intanto i sondaggi dicono:
PDL 14-16% (i dipendenti di/da Silvio)
Lega 5-8% (nonno Bossi)
La Destra (ovvero fascisti) 2-4%
FLI (Fini, fascista che fa finta di non esserlo) 1-3%
UDC (ggente come Cuffaro) 5-6%
PD (utopisti che credono ancora che ci sia qualcosa di sinista) 26-30%
IDV (Di Pietro esiste ancora nonostante l'essersi sputtanato da solo) 3-5%
SEL (almeno dicono qualcosa di sinistra) 4-6%
M5S (da alcuni chiamato movimento 5 stronzi) 15-20%.
Con questo scenario e con l'incertezza sulla legge elettorale è un po' difficile fare previsioni - come diceva il mitico Yogi Berra (e anche altri) "it's tough to make predictions, especially about the future". Quello che sembra facile predire è l'ingovernabilità. Avere i rompicoglioni grillini in parlamento porterà più lavoro, a volte forse utile con la loro apparente onestà et integrità, ma anche problemi per la loro autocelebrata inesperienza (ignoranza?). Inoltre già mi immagino le interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche, su Echelon, sulla macchina a scoregge compresse e simili genialate.
Scenario a destra: Berlusca ancora capo (tanto gli italiani rimbambiti dalla tv lo voteranno anche da morto) più altri piccoli partiti tra fascioleghisti e baciapile.
A sinistra: Bersani (con Renzi che rema contro) o Renzi (con Bersani che fa rifondazione piddina), più SEL e i residui di IDV e forse qualche residuo comunista.
Se va decentemente bene, considerata l'obsolescenza di Berlusca, il decadimento senile di Bossi, il fallimento di Fini e gli scandali (=furti) dei politicanti di destra che escono quasi giornalmente, la sinistra potrebbe ritrovarsi a dover fare un governo - che se non lo fa in questo momento storico non lo fa veramente mai più.
Al solito i governi di centro-sinistra sono un'accozzaglia di gente varia per accontentare tutti e quindi scontentare tutti. Inoltre si ritrova sempre in momenti in cui bisogna tagliare (tipo Prodi con l'Euro). Prognosi: 1 anno al massimo. E poi un nuovo Monti o qualcosa del genere - non si può mica votare ogni anno.
Oppure la situazione sarà talmente assurda tra veline, grillini, casini, scontri intestini del PD, più qualche fascista, che la cosa migliore sarà risparmiare un anno e lasciare lì Monti.
Il mio consiglio da osteria: smettiamola con questa farsa, basta destra-sinistra, basta politica, ma anche basta antipolitica. Accettiamo l'incapacità italiana di esprimere una classe politica diamo la gestione in outsourcing alla Svizzera e dedichiamoci al cibo e al vino.
Questo era il mio programma ceco proferito, ovvero l'unico che guardavo.
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