Bersani non mi sta proprio simpatico, ma Renzi mi sta proprio sul culo. Ma non volevo parlare di politica, anche se Renzi è insopportabile. Volevo parlare di regole. Regole svizzere. Genau.
C'è questa prescrizione che dice che entro un anno da quando si ha messo piede sul sacro suolo elvetico bisogna convertire la patente non svizzera in patente svizzera. Bello. Che la patente svizzera non ha punti e neanche scadenza. Ottimo. Ma per colpa di Renzi sono pigro, quindi ho atteso 2 anni e due mesi per muovere il culo. In realtà a maggio ho fatto la visita oculistica, ma poi il papiro è rimasto li a prendere polvere. Intanto vari italiani quando dicevo che non ho fatto la conversione inorridivano - che l'italiano è un pochino allergico alle regole et leggi, ma ha timore della precisione svizzera - dicendomi che dovevo rifare l'esame per la patente. Insomma, girano storie fantozziane.
Finalmente mercoledì scorso dico al capo: "senti, domani mattina ho da fare e di pomeriggio lavoro da casa" mostrando con l'indice il computer sotto l'ascella mentre uscivo, prova lampante che avrei lavorato. E duramente. Anche se disteso sul divano.
Giovedì mi alzo piano piano, mi faccio due caffè, inforco la bici e vado all'ufficio col mio bel modulo firmato dall'oculista, la rosea patente cartacea italica e vari documenti identificativi. Faccio la fila, già un po' frustrato dall'attesa che superava i due minuti, mentre c'era un cartello che diceva "attendere dietro la riga - attesa di 2 minuti".
Arriva il mio turno e l'impiegato guarda i papiri, dice "bene", poi fa "ah". Mi irrigidisco pensando che forse la leggenda del rifacimento dell'esame è vera. Invece no: "Stempel". Quel cazzone dell'oculista ha dimenticato di timbrare il papiro.
L'impiegato nota la mia leggera irritazione e mi fa "non è colpa tua". Sì, grazie, lo so. Quindi sono tornato dall'ottico - sicuramente un renziano - che mi ha messo il timbro e ora il papiro riposa sul tavolino.
È la prima volta che ho dubitato dell'elvetismo.
C'è questa prescrizione che dice che entro un anno da quando si ha messo piede sul sacro suolo elvetico bisogna convertire la patente non svizzera in patente svizzera. Bello. Che la patente svizzera non ha punti e neanche scadenza. Ottimo. Ma per colpa di Renzi sono pigro, quindi ho atteso 2 anni e due mesi per muovere il culo. In realtà a maggio ho fatto la visita oculistica, ma poi il papiro è rimasto li a prendere polvere. Intanto vari italiani quando dicevo che non ho fatto la conversione inorridivano - che l'italiano è un pochino allergico alle regole et leggi, ma ha timore della precisione svizzera - dicendomi che dovevo rifare l'esame per la patente. Insomma, girano storie fantozziane.
Finalmente mercoledì scorso dico al capo: "senti, domani mattina ho da fare e di pomeriggio lavoro da casa" mostrando con l'indice il computer sotto l'ascella mentre uscivo, prova lampante che avrei lavorato. E duramente. Anche se disteso sul divano.
Giovedì mi alzo piano piano, mi faccio due caffè, inforco la bici e vado all'ufficio col mio bel modulo firmato dall'oculista, la rosea patente cartacea italica e vari documenti identificativi. Faccio la fila, già un po' frustrato dall'attesa che superava i due minuti, mentre c'era un cartello che diceva "attendere dietro la riga - attesa di 2 minuti".
Arriva il mio turno e l'impiegato guarda i papiri, dice "bene", poi fa "ah". Mi irrigidisco pensando che forse la leggenda del rifacimento dell'esame è vera. Invece no: "Stempel". Quel cazzone dell'oculista ha dimenticato di timbrare il papiro.
Foto sotto finestra zurighese
L'impiegato nota la mia leggera irritazione e mi fa "non è colpa tua". Sì, grazie, lo so. Quindi sono tornato dall'ottico - sicuramente un renziano - che mi ha messo il timbro e ora il papiro riposa sul tavolino.
È la prima volta che ho dubitato dell'elvetismo.
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