venerdì 30 novembre 2012

La licenza di condurre

Avevo dubitato, non una, ma ben due volte. Elvetismo perdonami.

Oggi arrivo a casa e nella posta c'è una lettera della Motorizzazione. Penso "mi scrivono che manca qualcosa nella domanda che ho mandato o, se va bene, mi confermano che hanno ricevuto la mia domanda". Sospiro, porcono e apro la busta. Sorpresa: è arrivata la patente elvetica. Anzi, come scrive trattasi di, nell'ordine:

Führerausweis
Permis de conduire
Licenza di condurre
Permiss da manischar
Driving Licence

Cioé, rendiamoci conto: mercoledì mattina porto la domanda all'ufficio sbagliato (comune), che lo manda alla Motorizzazione e venerdì mi arriva la patente nuova e lucente a casa.

Adoro questo paese. Anche se parlano strambo.



mercoledì 28 novembre 2012

È la seconda volta che ho dubitato dell'elvetismo

Come raccontai l'altro giorno ho avuto dei problemi con la burocrazia per la conversione della patente. E ho dubitato dell'elvetismo.

Oggi ho dubitato di nuovo. Chiedo venia al Dio Elvetico.

L'altro giorno l'impiegato della motorizzazione dopo aver constatato l'assenza del timbro sul modulo mi suggerisce di consegnare i documenti al Kriesbüro - diciamo l'ufficio comunale di zona. Oggi ci vado. Farfuglio alcune parole tedesche a caso mostrando il modulo. L'impiegato mi risponde in italiano. Bene: alle 8 di mattina non parlo bene tedesco e la situazione non migliora sostanzialmente col passare delle ore.

Spiego i miei problemi e il tipo mi guarda col tipico sguardo svizzero rivolto all'ignorante Ausländer: "e perché non torni alla Motorizzazione? Io ti posso autenticare la firma per 20 franchi e poi mandare le carte alla Motorizzazione" (pensando: "pirla, ti faccio pagare per metter un timbro inutile"). Vabbé, pago l'obolo e dubito di nuovo. E dubito se mai riavrò una patente.





Elvetismo: parola che pensavo non esistesse ma che invece esiste come "helvetismen" come mi ha insegnato oggi la prof di tedesco.

La spiegazione è che esiste il tedesco vero e proprio ("Hochdeutsch"), il tedesco svizzero scritto ("Schweizerhochdeutsch") e lo svizzero-tedesco (Schweizerdeutsch) che sarebbe il dialetto che si parla ma non si scrive. Nello Schweizerhochdeutsch ci sono appunto le parole svizzere, i famosi helvetismen.
Minchia, quante ne so.



Il mito della Bettola


C'era il mito della Bettola di Wiedikon.



Trattasi di un localaccio in stile Saint Jacques - nel senso che è in stile con le bettole del quartiere tergestino di San Giacomo: scrauso e con avventori over 60. Noi wiedikoniani ci passavamo davanti e con timore reverenziale osservavamo i bevitori avvinazzati e l'oste dai capelli lunghi grigi che nelle giornate estive arrostiva bratwurst sull'unta griglia all'entrata.

Non abbiamo mai osato entrarci.



Ma oggi sì. Con il furlàn wiedikoniano siamo entrati per una birra.

La buona vecchia Hürlimann.




Con somma sorpresa il bar non è così sporco come sembra, ma in compenso credo sia l'unico bar zurighese dove fumano ancora. Altra sorpresa la musica: In a Gadda da Vida degli Iron Butterfly. Diventerà il nostro bar preferito.

Messaggio subliminale: Bersani è nato a Bettola

martedì 27 novembre 2012

La nuova droga

Ho iniziato oggi e sono già assuefatto.

Non ho mai amato i videogiochi - tranne Tetris - ma questo è più figo di un videogioco: si impara una lingua, nel mio caso il tedesco, ed è un po' come Twitter che puoi seguire altri "studenti/giocatori". Si chiama Duolingo. E ho già superato il mio unico follower. Sono bravissimo e bellissimo.

E ascolto musica tedesca:



lunedì 26 novembre 2012

Concerti, birre, alberi

Un duo che suonava al Helsinki la sera in cui suonavano Boban i Marko Markovic dove siamo arrivati tardi ed era sold-out - bisogna sempre prenotare.



Un altro duo che suonava alla Rittersaal.


 Riconoscetelo? È Elvis Jackson che suonava in un baretto scrauso.


Barista con la mia birra preferita.



Altre birre.


Ed è già Natale! Questo è il sobrio alberello della stazione decorato con Swarovski.


Burocrazia, pigrizia ed altri eventi

Bersani non mi sta proprio simpatico, ma Renzi mi sta proprio sul culo. Ma non volevo parlare di politica, anche se Renzi è insopportabile. Volevo parlare di regole. Regole svizzere. Genau.

C'è questa prescrizione che dice che entro un anno da quando si ha messo piede sul sacro suolo elvetico bisogna convertire la patente non svizzera in patente svizzera. Bello. Che la patente svizzera non ha punti e neanche scadenza. Ottimo. Ma per colpa di Renzi sono pigro, quindi ho atteso 2 anni e due mesi per muovere il culo. In realtà a maggio ho fatto la visita oculistica, ma poi il papiro è rimasto li a prendere polvere. Intanto vari italiani quando dicevo che non ho fatto la conversione inorridivano - che l'italiano è un pochino allergico alle regole et leggi, ma ha timore della precisione svizzera - dicendomi che dovevo rifare l'esame per la patente. Insomma, girano storie fantozziane. 

Finalmente mercoledì scorso dico al capo: "senti, domani mattina ho da fare e di pomeriggio lavoro da casa" mostrando con l'indice il computer sotto l'ascella mentre uscivo, prova lampante che avrei lavorato. E duramente. Anche se disteso sul divano.

Giovedì mi alzo piano piano, mi faccio due caffè, inforco la bici e vado all'ufficio col mio bel modulo firmato dall'oculista, la rosea patente cartacea italica e vari documenti identificativi. Faccio la fila, già un po' frustrato dall'attesa che superava i due minuti, mentre c'era un cartello che diceva "attendere dietro la riga - attesa di 2 minuti".

Arriva il mio turno e l'impiegato guarda i papiri, dice "bene", poi fa "ah". Mi irrigidisco pensando che forse la leggenda del rifacimento dell'esame è vera. Invece no: "Stempel". Quel cazzone dell'oculista ha dimenticato di timbrare il papiro.

 Foto sotto finestra zurighese

L'impiegato nota la mia leggera irritazione e mi fa "non è colpa tua". Sì, grazie, lo so. Quindi sono tornato dall'ottico - sicuramente un renziano - che mi ha messo il timbro e ora il papiro riposa sul tavolino.

È la prima volta che ho dubitato dell'elvetismo.


Br1

Il vero esito delle primarie.
 


Ho partecipato anche allo spoglio delle schede in un seggio svizzero. Nonostante la mia presenza sono riusciti a nascondere i voti per il compagno Br1. Fascisti.

giovedì 15 novembre 2012

La Capra in ufficio

Ci sono capre e capre. C'è la capra-Sgarbi





C'è il capro espiatorio Malaussène.



In ogni ufficio c'è il collega che si sceglie di usare come Capro Espiatorio. Quello mio lo chiameremo da oggi Capra.



La funzione di Capra e di tutti gli altri Capri Espiatori è indispensabile nel duro ambiente lavorativo-impiegatizio. Per esempio il morale è basso, perché ci sono dei lavori che non vanno o il Capo che non fa quello che gli diciamo? Si va al bar e si sputtana alle spalle Capra. Fuori piove e fa freddo? Ci mettiamo a parlare male del Capra. È lunedì? Colpa del Capra.

Quando coi colleghi Slavko (il burbero balcanico che sbraita), Hrundi (il persiano svedese che parla sempre di figa) e Guglielmo (il giovine svizzero) siamo un po' scazzati parliamo male del Capra in sua assenza e ci sentiamo un po' meglio, perché non siamo noi capre.

Ovviamente questo odio ha una sua radice e i suoi validi motivi. Intanto il Capra cerca di fare il simpatico, ma si vede che finge e quindi non ci riesce. Parla tanto. Ed è, appunto, un po' capra, non essendo proprio un fulmine coi numeri, però per motivi oscuri fa carriera. Quindi c'è un po' di fastidio misto a invidia. Ma ci sono i lati positivi: oggi non era in ufficio e immancabilmente ogni discorso finiva in sputtanata dell'assente, con grasse risate quando Slavko passava a battute da portuale. Oggi è stata una giornata divertente in ufficio.

Spero che Capra non legga questo post. Nel caso sappi che non sto parlando di te.



ps: il video è tratto dal film Extension du domaine de la lutte
Se volete vedere qualcosa di deprimente, guardatelo, su youtube c'è il film intero con sottotitoli in inglese