mercoledì 16 marzo 2011

Nuke, no nuke

In velocità: oggi ho letto un pezzo di Boncinelli su Repubblica.

Tra le altre cose dice che "al nucleare non ci sono vere alternative e le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni".

Vero. Infatti tutti si ricordano di Chernobyl, alcuni di Three Mile Island e chi non si ricorda può leggera la lunga lista di Wiki.

Che poi mi fanno ridere i nuclearisti che dicono "sono incidenti che succedono una volta ogni 100 anni". La michia, rispondo. Come Romani che ho visto su porca a porca che diceva che le centrali giapponesi erano progettate per sopportare un terremoto di 8.5 gradi. Come dire, è colpa del terremoto che era troppo forte.


McKinsey ha fatto uno studio in cui spiega come entro il 2050 si può arrivare ad una "low carbon economy in Europe" dove propone anche uno scenario di energie alternative al 100%.

Il caso Giappone dimostra di nuovo che gli incidenti accadono e le conseguenze non sono prevedibili e neanche valutabili in termini economici. Per questo è difficile fare una valutazione dei costi e benefici: molti escludono le "esternalità negative" (bella parola per dire morti, radiazioni, pesci con 3 occhi, qualche migliaio d'anni per rendere abitabile la zona) per l'intrinseca difficoltà a valutarle. Per dire, si può dire che il costo di tutto ciò è 317.8 fantastiliardi di dollari, ma se nella tua testa la probabilità che assegni all'evento è 0 il risultato è 317.8 fantastiliardi moltiplicati per zero = zero. E il nucleare diventa conveniente.

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