mercoledì 5 novembre 2014

Oche

Ispirato dal traditore della Spuma&Spritz, torno a scrivere sul bloggo. Per cambiare, visto che gli ultimi post erano enogastronomici, oggi parlo di finanza&animali.




Moncler è quel giubbino di plastica che costa tantissimo. Report ha fatto un servizio in cui rivela il trattamento disumano delle oche. Premetto che non ho visto il programma e non ho letto attentamente gli articoli.

Il messaggio che sembra trasparire è:
a) Moncler compra le piume da produttori che spiumano le oche da vive (presumo che se le uccidono prima è meglio?)
b) Moncler ha dei ricarichi troppo elevati.
c) Moncler ha de-localizzato.

Per quanto Gabanelli sia una delle poche (vere) giornaliste in Italia, direi che servono un paio di puntualizzazioni.

Prima puntualizzazione: Capitalismo. Un'azienda esiste per fare soldi, non beneficenza. Quindi il discorso sui ricarichi fa un po' ridere. Se trovi gente che ti compra un piumino pagando MILLE euri non vedo il problema. Cosa dire poi di quelli che fanno la fila per pagarne 800 per un telefono? O 200 euri per scarpe tipo Nike (il cui costo di produzione è di un paio di euri)? Mi sembra il tutto molto demagogico. La legge della domanda e offerta è una delle basi del sistema. Probabilmente se il giubbino Moncler costasse 50 euri non lo comprerebbe nessuno. Certi accessori hanno successo solo perché costano molto, sono un status symbol - ad esempio oggi il mio capo aveva un piumino. Presumo sia Moncler, ma non ho controllato l'etichetta.


Ricarico: l'incidenza delle materie prime sul costo del venduto era al 30/9/2013 del 51%. Il costo del venduto era 119.7m mentre il totale dei ricavi era 389m. Quindi i ricavi erano 3.24 volte il costo di produzione. È troppo? Lo dicano quelli che hanno pagato i ricavi, cioè i clienti.

Altra questione: certe aziende non producono i prodotti che vendono. La stessa Nike (per fare un nome) da quel che so non produce niente, ma compra i vari pezzi della scarpa in giro per il mondo, la fa assemblare e il suo lavoro è fare il design e marketing. Cioè venderle.

In quanto non producono direttamente non possono essere ritenute direttamente responsabili se qualcuno ad esempio impiega minorenni, o fa lavorare 14 ore al giorno o appunto come in questo caso spiuma le oche in modo cruento. La cosa è geniale, no? Ma la stessa domanda se la possono porre i consumatori su qualsiasi cosa comprano. I vestiti prodotti in Cina costano poco, ma che garanzia si ha sugli standard produttivi? I prodotti animali: quanto controllo c'è sul trattamento degli animali (tralasciando il fatto che spesso l'animale viene ucciso e a molti animalisti questo non piace)?

Per tornare a Moncler mi sono guardato il prospetto dell'IPO, cioè il documento di 614 pagine che hanno prodotto quando nel 2013 si sono quotati in borsa.

Pagina 67:
Per la produzione dei propri capi il Gruppo Moncler si avvale di soggetti terzi indipendenti,
faconisti, cui sono assegnate esclusivamente le fasi di produzione del capo (metodo industrializzato) mentre l’acquisto delle materie prime è gestito direttamente da Moncler. Inoltre, ed in misura significativamente minore, il Gruppo può acquistare direttamente il prodotto finito (metodo commercializzato). In entrambi i casi, i produttori terzi operano sotto la stretta supervisione di Moncler, con particolare riferimento alla determinazione delle produzioni, all’assegnazione dei tempi di realizzazione dei prodotti e al controllo di qualità sui prodotti realizzati. I produttori terzi indipendenti non operano in regime di esclusiva con il Gruppo Moncler. La produzione dei capi, secondo il metodo industrializzato, che rappresenta il metodo produttivo prevalentemente utilizzato dal Gruppo Moncler, è principalmente localizzata in paesi dell’Europa dell’Est, fatta eccezione per le linee di alta gamma Gamme Bleu e Gamme Rouge prodotte interamente in Italia. Alla Data del Prospetto, a giudizio dell’Emittente, la produzione, industrializzata o commercializzata, dei prodotti del Gruppo Moncler da parte di soggetti terzi indipendenti non risulta essere concentrata in un numero limitato di Paesi.


Quindi l'accusa di delocalizzazione è già un po' campata in aria, visto che sembra che Moncler produca (almeno dalla quotazione) in Est Europa. Anzi, non produce, compra il prodotto che poi commercializza.

Ovviamente poi ci sono dei controlli:

Nonostante, nell’ambito dei contratti di fornitura, vengano di prassi inviate ai produttori
delle linee guida relative al rispetto delle norme in materia di (i) lavoro e previdenza e (ii) salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e i contratti prevedano a favore del Gruppo il diritto di recesso in caso di mancato adempimento alle prescrizioni di tali normative, l’eventuale violazione da parte di uno o più produttori delle norme di legge e i regolamenti applicabili, potrebbero avere conseguenze negative da un punto di vista reputazionale, nonché sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del Gruppo.


A pagina 141 viene infine riportato:
L’acquisto delle materie prime rappresenta una delle principali aree della catena del valore.
Infatti, in virtù del proprio posizionamento di mercato e dei propri valori, Moncler
attribuisce importanza sia alla qualità della piuma utilizzata nei propri capi, che deve
rispettare gli standard qualitativi più elevati nel settore, sia all’utilizzo di tessuti innovativi
che offrano avanzate caratteristiche funzionali ed estetiche. Ad esempio, la piuma
d’oca utilizzata per i capi Moncler viene selezionata conformemente agli standard EN
12934, USA 2000 e alle norme JIS 1903, rispettando, inoltre, le normative per la protezione
animali.


Se questo non fosse vero, Report avrebbe ragione e Moncler potrebbe avere seri problemi. In caso contrario Report avrebbe diffamato Moncler. Ovviamente l'azienda secondo me ha fatto un errore strategico a non rispondere alle domande di Report. Se non ha nulla da nascondere poteva evitare un grave danno d'immagine, non rispondendo ha dato l'impressione di essere colpevole. A poco serve promettere denunce che daranno una risposta dopo anni. D'altra parte per un marchio l'importante è che se ne parli.







Per il resto a me le oche (e anatre) interessano solo in questo formato:





PS: aggiungo il link ad un interessante articolo.

sabato 25 ottobre 2014

La storia siamo noi?

Recentemente a Trst il top della discussione politica riguardava il 1945. Molto interessante, seppur un po' vintage.

In breve il problema è che gli sloveni ritengono che la data della Liberazione dovrebbe essere il 1 maggio '45 mentre per gli italiani il 12 giugno, quando la città fu "liberata" con il ritiro delle truppe Jugoslave. La questione è molto interessante da un punto di vista storico, ma purtroppo il tema è più legato all'ideologia che alla verità storica.

Da una parte la realtà storica è abbastanza evidente: Trieste era occupata dai nazisti (senza dimenticare che erano alleati dell'Italia fascista) e tra il 30 aprile e il 1 maggio i partigiani locali prima e l'esercito jugoslavo dopo liberarono la città dall'occupazione tedesca. Per gli sloveni si trattava di una gioiosa liberazione dopo oltre un ventennio di nazi-fascismo che si era rivelata una vera e propria pulizia etnica per la comunità slovena e in generale non-italiana e di cui si vedono le conseguenze ancora oggi, basta confrontare la composizione etnica del 1910 basata sul censimento:
- popolazione 229.510
- italiani 118.959
- tedeschi 11.856
- sloveni 56.916
- serbo-croati 2.403
- altri 779
Fonte.

Leggere anche il rapporto tra sloveni e italiani tra il 1880 e il 1956:
Alla fine di aprile Cln e Unità operaia organizzarono a Trieste due insurrezioni parallele e concorrenziali, ma ad ogni modo la cacciata dei tedeschi dalla Venezia Giulia avvenne principalmente per opera delle grandi unità militari jugoslave e in parte di quelle alleate che finirono per sovrapporre le loro aree operative in maniera non concordata: il problema della transizione fra guerra e dopoguerra divenne così una questione che travalicava i rapporti fra italiani e sloveni della Venezia Giulia, come pure le relazioni fra l'Italia e la Jugoslavia, per diventare un nodo, seppur minore, della politica europea del tempo.
L'estensione del controllo jugoslavo dalle aree già precedentemente liberate dal movimento partigiano fino a tutto il territorio della Venezia Giulia fu salutata con grande entusiasmo dalla maggioranza degli sloveni e dagli italiani favorevoli all Jugoslavia. Per gli sloveni si trattò di una duplice liberazione, dagli occupatori tedeschi e dallo Stato italiano. Al contrario, i giuliani favorevoli all'Italia considerarono l'occupazione jugoslava come il momento più buio della loro storia, anche perché essa si accompagnò nella zona di Trieste, nel Goriziano e nel Capodistriano ad un'ondata di violenza che trovò espressione nell'arresto di molte migliaia di persone, parte delle quali venne in più riprese rilasciata in larga maggioranza italiani, ma anche sloveni contrari al progetto politico comunista jugoslavo in centinaia di esecuzioni sommarie immediate le cui vittime vennero in genere gettate nelle «foibe» e nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.

Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo Stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani.

Come si può notare la situazione non è molto chiara - in inglese direi "clear as mud".

Però.

Siamo nel 2014. I problemi di Trieste sono variegati. I politicanti sono poco efficienti (eufemismo). Quindi non resta che parlare del 1945. Prima la proposta di onorare la seconda liberazione - quasi una liberazione dai liberatori - poi la reazione del presidente del consiglio comunale, che capita essere comunista e sloveno.

Da una parte ritengo la reazione del presidente del consiglio comunale molto giusta, visto che ha puntualizzato che sono stati i partigiani e l'esercito jugoslavo a dare un calcio in culo ai nazisti. Dall'altra parte ad alcuni italiani non fa molto piacere essere stati liberati: da una parte una malcelata simpatia per i nazisti, visto che fino a poco prima i fascisti erano loro alleati - non bisogna dimenticare che a Trst i sentimenti fascisti (chiamiamoli nazionalisti, patriottici, filo-esuli ) sono molto forti; dall'altra parte la paura di finire in un paese socialista. Quindi ovviamente ricordare loro che sono dovuti intervenire i titini-slavo-comunisti per liberarli non li rende felici.

Comunque. Lo slavo-comunista presidente del consiglio comunale secondo me ha sbagliato a cadere nella trappola dell'intervista del giornale locale, dato che dovrebbe rappresentare tutta la popolazione cittadina e dovrebbe essere politicamente intelligente abbastanza per capire che un commento del genere avrebbe sollevato innumerevoli critiche. Oltre alla richiesta di dimissioni. Dall'altra parte da un punto di vista elettorale ha coalizzato attorno a se il supporto degli sloveni e degli italiani di sinistra. Insomma la stessa strategia usata dal dopoguerra ad oggi dai fascisti, lista per Trst e simili personaggi che hanno solo guadagnato personalmente dal ricordo delle foibe/esodo senza fare un cazzo di niente per la città.

Inoltre queste polemiche mi ricordano che l'Italia non ha mai accettato pienamente di essere stata una dittatura fascista alleata di Hitler. Sembra quasi che non sia mai successo, mentre in Germania c'è stata una forte presa di coscienza. Vorrei commissionare un sondaggio alla SWG e chiedere ad un campione statisticamente significativo di italiani se l'Italia ha vinto o perso la seconda guerra mondiale. Ad esempio ho trollato un po' sul tema e ho ricordato questi fatti e che a Trst c'era anche l'unico campo di concentramento in Italia, la Risiera. La risposta era: no, quello era gestito dai tedeschi, mica dagli italiani. Sottile differenza.

Come ha scritto il mio allievo (di ragioneria, non di giornalismo) Peter Verc è emblematico che due politici sloveni nati nel 1978 e nel 1983 discutano di questi temi. Sarebbe ora di finirla. Ma d'altronde Trst è una città in declino da almeno 100 anni, perché perdere tempo ad occuparsi del futuro quando è così piacevole discutere del passato? Come dico spesso: cazzi vostri, io sono già scappato in Svizzera.






 

giovedì 16 ottobre 2014

Bra-bra-bra-Brasato parte prima


Bra?


No bra!

Brasato!

Era da tanto che volevo rifarlo. Ho consultato i miei libri sacri (4 libri di Allan Bay, L'arte del menu, Il Cucchiaio d'Argento, Artusi, Marchesi...) e vari siti internet. Oserei dire che sull'argomento la dottrina non è concorde, quindi ho fatto come nella Casa delle Libertà - come cazzo ci pare.



Ad esempio Allan Bay dice che non serve marinare, ma a me l'idea piace, quindi marinai. Dice anche che non è fondamentale usare il Barolo. Concordo, visto il costo delle bottiglie e il fatto che un buon Barolo andrebbe bevuto a 10-20 dalla vendemmia per ammorbidire i tannini (notare il linguaggio eno-aulico). Ho pensato di usare Primitivo, Syrah, ma poi ho optato per un Chianti DOCG. Vedremo, disse Ray Charles. Il Barolo lo useremo come contorno liquido alla cena.

Per prima cosa ho ordinato 2.5 kg di mucca muscolosa alla macelleria sotto casa. Sì, proprio quella che si promuove con la foto della ragazza che ama il bratwurst che ho rubato come immagine simbolo di Zurota.

Ho messo la carne in ammollo per una notte con carote, sedano, cipolle, aglio, erbe (timo, salvia, rosmarino, basilico), pepe in grani, chiodi di garofano, ma ho dimenticato la stecca di cannella.



Il giorno dopo ho cominciato a cucinare. Prima cosa si recupera la ricetta di Allan e si ripassano i passaggi chiave. Si prepara un Negroni per stimolare la creatività (3/10 Campari, 3/10 Martini Rosso, 3/10 Gin che diventano 4...).



Indi ho filtrato il vino della marinatura e l'ho bollito per circa 3 minuti per eliminare l'alcol (tecnica-Bay). Ho sbollentato la cotenna della pancetta per circa 10 minuti. Intanto ho rosolato la carne nel burro nella mia fantastica pentola in ghisa  Le Creuset (un gran investimento la pentola).




Dopo un'adeguata rosolatura ho aggiunto due cipolle, un po' delle verdure marinate, la cotenna sbollentata, coperto col vino bollente e aggiunto un mazzetto guarnito. Portato a bollore e lasciato cuocere a fuoco bassissimo. E lì e ci stara per almeno 4 ore. Domani si mangia.




venerdì 2 maggio 2014

FanCracco

Oggi ho avuto l'ispirazione di fare la crostata al limone, ricetta tratta dal libro di Cracco. Era da tanto che volevo farla, dato che la foto nel libro è molto lussuriosa:






Per pigrizia ho comprato la frolla e poi ho fatto la crema. Che però dopo alcune ore in frigo sembra terribilmente liquida.

Chiedo al amico Google e trovo questo post dove si vede che qualcuno aveva lo stesso problema. E alla fine ha capito: c'era un refuso. Mancava la colla di pesce... Quindi nel libro ho aggiunto a penna: "aggiungere 10g di colla di pesce e un sonoro fanculo".



sabato 19 aprile 2014

Santo Edonismo del Venerdì

Per festeggiare degnamente il periodo pasquale, cosa fare di meglio se non bere & mangiare?


Si parte con un prosecchino Conegliano Valdobbiate. Dato che è stagione di asparagi e ho scoperto che gli asparagi accompagnano bene le bollicine ho fatto dei tramezzini aperti con crema di asparagi.


Avevo un barattolino di paté di fegato d'oca che si accompagna benissimo con l'Essenzia, un vino delle Dolomit. Le uve si raccolgono a fine novembre/inizio dicembre quando i grappoli sono già attaccati dalla muffa nobile e la temperatura è già sotto zero. A parte che con il paté d'oca va anche bene con gorgonzola piccante o formaggi simili, dolci secchi e crostate. Ma è anche un ottimo vino da meditazione e da incontro. 
Alcool 9,5%.


Per proseguire coi bianco si è optato per un Roero Arneis. Vino dal colore giallo paglierino, presenta intense note fruttate e floreali, in particolare frutti esotici e mela, che in bocca si accompagnano ad una buona corposità, persistenza ed equilibrio.
Si abbina ad antipasti, io ho scelto la freschezza di crostini con avocado e mozzarella di bufala, con un filino d'olio, poco peperoncino e fleur de sel.
Alcool 13,5%


Il Verdicchio 2008 Le Giuncare aveva un bel colore giallo paglierino intenso.
Profumo: Fine, nitido, con sfumature di frutta tropicale di eccellente densità.
Sapore: Sapido, pieno, morbido, di notevole lunghezza e complessità. 
Un tale bianco invecchiato si sposa bene con qualche pesce gustoso. La scelta è caduta su un'insalata di patate e polpo.
Alcool 13,5%



L'ultimo bianco era il più particolare, un bianco fatto come il rosso e senza aggiunta di solfiti: Solata Cardinali, prodotto principalmente da uve malvasia e sauvignon, vino secco prodotto da uve ben mature, raccolte a mano, in cassette e pigiate ad acino intero senza aggiungere solfiti, vinificato in acciaio con una breve macerazione a contatto con le bucce.
Di colore ramato, brillante, vivo, intenso, fresco, aromatico, ampio, buona acidità e mineralità, ricco variegato pieno, di buona amalgama aromatica. Meglio non servire mai troppo freddo. 
Gli abbinamenti suggeriti sono primi di verdura, paste ripiene di zucca, carciofi, tempura di verdura, carni bianche speziate, carni rosse anche crude, formaggi di pasta molle ma stagionati, pesce grasso e acciughe.
A me ispirava l'abbinamento col carciofo e una tortilla mi sembrava il finger food ideale.

Alcool 14,5%.


 Finalmente siamo passati ai rossi. 
Involtini di bresaola con rucola e scaglie di Grana Padano e cantucci al gorgonzola e mandorle con pesto rosso per accompagnare la Sélection du Sommelier, il vino dedicato al mio Maestro Sommelier che ha partecipato alla "costruzione" del vino. Vitigni Sangiovese, Montepulciano e Cabernet Sauvignon. 
Appena aperto era un po' ostico, ma dopo un po' si è aperto ed era piacevole.
Alcool 12,5%.



Si continua con un Cabernet Sauvignon Tuttonatura 2010 simbiotico
Questo vino, rappresentativo della linea eco-simbiotica di Rubbia al Colle, si presenta color rosso scarlatto, con la struttura e la persistenza proprie del vitigno da cui nasce. Le note vegetali prevalgono su quelle balsamiche, così come intensi sono i sentori e gli aromi di frutti rossi. I vigneti da cui provengono le uve non subiscono trattamenti di sintesi e anche in cantina nessun intervento, né aggiunta di solfiti.    
 Va bene con le verdure cotte e crude, salumi e selvaggina, quindi ho portato un po' di prosciutto crudo Serrano, un salame-cambembert, ma anche un po' di formaggio (scamorzini affumicate, brie e brebis - anche se ho scoperto anni fa che i formaggi andrebbero mangiati col vino bianco, a me piace mangiar
Alcool 12,5%.



L'ultimo rosso era un Amarone neo-zelandese, Vin Alto Retico del 2003. Cioè non è un vero Amarone, visto che il Veneto non è in Nuova Zelanda e considerato che i vitigni utilizzati sono Merlot, Cabernet Franc e Montepulciano, ma il metodo di produzione "copia" l'Amarone. È un vino molto concentrato e caldo, sentori di frutta secca liquirizia e spezie esotiche orientali, gusto molto persistente. 
L'ultimo abbinamento era muffin di Roquefort e uvetta. Forse non molto appropriato, ma non avevamo più molta fame.
Alcool 15,5%.





Finale con un passito Dagoberthus di Wildbacher
  Le uve vengono raccolte manualmente verso la metà di Ottobre, operando una scrupolosa cernita dei grappoli migliori che vengono deposti in piccole cassette e destinati all’appassimento naturale nel fruttaio aziendale. L’appassimento si protrae fino al mese di Febbraio, dopodiché gli acini vengono sottoposti a pressatura/torchiatura. Il succo che viene estratto, concentrato e molto zuccherino, viene posto in caratelli di rovere dove avverrà la fermentazione alcolica.
Affinamento: 18 mesi in caratelli di rovere, successivamente in bottiglia per un minimo di 6 mesi.

Colore: rosso intenso e concentrato. Profumo: ampio e avvolgente, con sentori di frutta di bosco quali ribes e mirtillo e note balsamiche di erbe officinali e timo. Gusto: dolce ma non stucchevole, con tannini in giusto equilibrio con la freschezza data dalla buona acidità. Abbinamenti: vino da bersi anche da solo, per imparare a conoscerne l’enigmatica personalità, oppure da accompagnarsi con formaggi stagionati. Intrigante l’abbinamento con il cioccolato.
 Qui abbinato col tiramisù alle fragole. 
14%.


Digestione con limoncello e grappe.


“Wine is one of the most civilized things in the world and one of the most natural things of the world that has been brought to the greatest perfection, and it offers a greater range for enjoyment and appreciation than, possibly, any other purely sensory thing.”
― Ernest Hemingway

lunedì 31 marzo 2014

Me lo chiede Esther



Conoscete Esther the Wonder Pig? È una maiala adottata da una coppia maschia. Ed è bellissima. Mi viene voglia di avere un animale domestico.


 Comi ha segnalato la mia vegana preferita Natasa, Esther sponsorizza l'US Veg Week. Si tratta di fare una settimana vegetariana tra 21 e 27 aprile. In quella settimana sarò a Trst, quindi mi risulta impossibile. Ergo dedico questa settimana al vegetarianesimo. Qui sotto mi segno il menu.


Lunedì: colazione fragole e prugne. Pranzo insalata mista grande (carote, insalata verde, cetrioli, un paio di grammi di feta) e verdure cotte (lenticchie, fagiolini). Cena insalatona (carote, pomodori, insalata verde, fagioli, avocado, semi di lino). Spuntino davanti tv: semi di girasole.

domenica 23 marzo 2014

Enogastronomia in Korea

Se avete visto prima il post precedente avrete notato l'assenza di immagini di cibo e bevande e ciò potrebbe avervi preoccupato. Tranquilli.

Anche lì ci sono dei bar



C'era pure l'amico Max in forma liquida


Ho provato strani miscugli


Trattasi di Hoegaarden con Guinness. Non male, ma niente di eccezionale.


In quel bar ci hanno anche offerto delle patatine. Bar simpatico. Ci siamo arrivati dopo aver bevuto una birra in un caffè e aver chiesto al giovane barista dove si poteva andare a sbevazzare. Il tipo ha preso la macchina e ci ha portato nella zona dei bar. Dove dopo svariate birre il barista ci ha offerto cibo...



Un'altra sera siamo finiti in un locale a GanGnam con musica dal vivo e abbiamo visto due concerti.

Bar

Cantante che, come il cantante del gruppo precedente, per fare il ribelle si versa dell'acqua in testa. Usanze locali.


Band 


Chitarrista smunto.



Alcuni locali sono tourist-friendly.



Mercato del pesce a Seoul - fantastico! Enorme! Pieno di pescetti freschi.



Questo uno dei piatti che abbiamo mangiato.


Sashimi: abbiamo scelto il pesce nell'acquario in uno stand e poi siamo andati in uno dei ristoranti. 


Come antipasto abbiamo mangiato octopus vivo. Delizioso, anche se strano, visto che i tentacoli continuano a muoversi...


Qui si vede meglio il movimento.



Ho visto anche un paio di mercati.


Anche lì adorano il porco nelle sue varie manifestazioni




Alcol: ai coreani piace e molto. Qui la lista dell'Ozone bar, baretto vicino al hotel a Seoul. Potete notare dal menu che vendono bottiglie. Di superalcolici. Da quanto dice l'amica locale si usa.


Nello stesso locale c'è un orologio sul soffitto. Molto utile quando si perde l'equilibrio e si cade dalla sedia.


Altra invenzione utilissima: il bottone sul tavolo per chiamare i camerieri. Da importare.


Il bar è molto rock.


L'octopus in un'altra forma. Sempre buono.


Pubblicità di una macelleria.


Altro mercato.




Colazione.


Scritta in un café.



Entrata della strada dell'anatra, dove ci sono ristoranti famosi per la zuppa d'anatra. Si dice sia molto utile per curare i postumi di sbronza, purtroppo non l'ho assaggiata.





Ancora octopus.



Mercato.

La prima sera siamo andati in questo ristorante. Scelto due piatti a caso, dato che il menu era solo in coreano. La cuoca è venuta a spiegarci come si mangia. Già all'inizio il primo problema: ci portano i piatti ma non le posate. Scopriamo il segreto: c'è un cassetto sotto al tavolo dove sono riposte le posate...



Cheers!




...e dopo tutte queste mangiate e bevute bisogna provare il cesso tecnologico...