Recentemente a Trst il top della discussione politica riguardava il 1945. Molto interessante, seppur un po' vintage.
In breve il problema è che gli sloveni ritengono che la data della Liberazione dovrebbe essere il 1 maggio '45 mentre per gli italiani il 12 giugno, quando la città fu "liberata" con il ritiro delle truppe Jugoslave. La questione è molto interessante da un punto di vista storico, ma purtroppo il tema è più legato all'ideologia che alla verità storica.
Da una parte la realtà storica è abbastanza evidente: Trieste era occupata dai nazisti (senza dimenticare che erano alleati dell'Italia fascista) e tra il 30 aprile e il 1 maggio i partigiani locali prima e l'esercito jugoslavo dopo liberarono la città dall'occupazione tedesca. Per gli sloveni si trattava di una gioiosa liberazione dopo oltre un ventennio di nazi-fascismo che si era rivelata una vera e propria pulizia etnica per la comunità slovena e in generale non-italiana e di cui si vedono le conseguenze ancora oggi, basta confrontare la composizione etnica del 1910 basata sul censimento:
- popolazione 229.510
- italiani 118.959
- tedeschi 11.856
- sloveni 56.916
- serbo-croati 2.403
- altri 779
Fonte.
Leggere anche il rapporto tra sloveni e italiani tra il 1880 e il 1956:
Alla fine di aprile Cln e Unità operaia organizzarono a Trieste due insurrezioni parallele e concorrenziali, ma ad ogni modo la cacciata dei tedeschi dalla Venezia Giulia avvenne principalmente per opera delle grandi unità militari jugoslave e in parte di quelle alleate che finirono per sovrapporre le loro aree operative in maniera non concordata: il problema della transizione fra guerra e dopoguerra divenne così una questione che travalicava i rapporti fra italiani e sloveni della Venezia Giulia, come pure le relazioni fra l'Italia e la Jugoslavia, per diventare un nodo, seppur minore, della politica europea del tempo.
L'estensione del controllo jugoslavo dalle aree già precedentemente liberate dal movimento partigiano fino a tutto il territorio della Venezia Giulia fu salutata con grande entusiasmo dalla maggioranza degli sloveni e dagli italiani favorevoli all Jugoslavia. Per gli sloveni si trattò di una duplice liberazione, dagli occupatori tedeschi e dallo Stato italiano. Al contrario, i giuliani favorevoli all'Italia considerarono l'occupazione jugoslava come il momento più buio della loro storia, anche perché essa si accompagnò nella zona di Trieste, nel Goriziano e nel Capodistriano ad un'ondata di violenza che trovò espressione nell'arresto di molte migliaia di persone, parte delle quali venne in più riprese rilasciata in larga maggioranza italiani, ma anche sloveni contrari al progetto politico comunista jugoslavo in centinaia di esecuzioni sommarie immediate le cui vittime vennero in genere gettate nelle «foibe» e nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo Stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani.
Come si può notare la situazione non è molto chiara - in inglese direi "clear as mud".
Però.
Siamo nel 2014. I problemi di Trieste sono variegati. I politicanti sono poco efficienti (eufemismo). Quindi non resta che parlare del 1945. Prima la proposta di onorare la seconda liberazione - quasi una liberazione dai liberatori - poi la reazione del presidente del consiglio comunale, che capita essere comunista e sloveno.
Da una parte ritengo la reazione del presidente del consiglio comunale molto giusta, visto che ha puntualizzato che sono stati i partigiani e l'esercito jugoslavo a dare un calcio in culo ai nazisti. Dall'altra parte ad alcuni italiani non fa molto piacere essere stati liberati: da una parte una malcelata simpatia per i nazisti, visto che fino a poco prima i fascisti erano loro alleati - non bisogna dimenticare che a Trst i sentimenti fascisti (chiamiamoli nazionalisti, patriottici, filo-esuli ) sono molto forti; dall'altra parte la paura di finire in un paese socialista. Quindi ovviamente ricordare loro che sono dovuti intervenire i titini-slavo-comunisti per liberarli non li rende felici.
Comunque. Lo slavo-comunista presidente del consiglio comunale secondo me ha sbagliato a cadere nella trappola dell'intervista del giornale locale, dato che dovrebbe rappresentare tutta la popolazione cittadina e dovrebbe essere politicamente intelligente abbastanza per capire che un commento del genere avrebbe sollevato innumerevoli critiche. Oltre alla richiesta di dimissioni. Dall'altra parte da un punto di vista elettorale ha coalizzato attorno a se il supporto degli sloveni e degli italiani di sinistra. Insomma la stessa strategia usata dal dopoguerra ad oggi dai fascisti, lista per Trst e simili personaggi che hanno solo guadagnato personalmente dal ricordo delle foibe/esodo senza fare un cazzo di niente per la città.
Inoltre queste polemiche mi ricordano che l'Italia non ha mai accettato pienamente di essere stata una dittatura fascista alleata di Hitler. Sembra quasi che non sia mai successo, mentre in Germania c'è stata una forte presa di coscienza. Vorrei commissionare un sondaggio alla SWG e chiedere ad un campione statisticamente significativo di italiani se l'Italia ha vinto o perso la seconda guerra mondiale. Ad esempio ho trollato un po' sul tema e ho ricordato questi fatti e che a Trst c'era anche l'unico campo di concentramento in Italia, la Risiera. La risposta era: no, quello era gestito dai tedeschi, mica dagli italiani. Sottile differenza.
Come ha scritto il mio allievo (di ragioneria, non di giornalismo) Peter Verc è emblematico che due politici sloveni nati nel 1978 e nel 1983 discutano di questi temi. Sarebbe ora di finirla. Ma d'altronde Trst è una città in declino da almeno 100 anni, perché perdere tempo ad occuparsi del futuro quando è così piacevole discutere del passato? Come dico spesso: cazzi vostri, io sono già scappato in Svizzera.
In breve il problema è che gli sloveni ritengono che la data della Liberazione dovrebbe essere il 1 maggio '45 mentre per gli italiani il 12 giugno, quando la città fu "liberata" con il ritiro delle truppe Jugoslave. La questione è molto interessante da un punto di vista storico, ma purtroppo il tema è più legato all'ideologia che alla verità storica.
Da una parte la realtà storica è abbastanza evidente: Trieste era occupata dai nazisti (senza dimenticare che erano alleati dell'Italia fascista) e tra il 30 aprile e il 1 maggio i partigiani locali prima e l'esercito jugoslavo dopo liberarono la città dall'occupazione tedesca. Per gli sloveni si trattava di una gioiosa liberazione dopo oltre un ventennio di nazi-fascismo che si era rivelata una vera e propria pulizia etnica per la comunità slovena e in generale non-italiana e di cui si vedono le conseguenze ancora oggi, basta confrontare la composizione etnica del 1910 basata sul censimento:
- popolazione 229.510
- italiani 118.959
- tedeschi 11.856
- sloveni 56.916
- serbo-croati 2.403
- altri 779
Fonte.
Leggere anche il rapporto tra sloveni e italiani tra il 1880 e il 1956:
Alla fine di aprile Cln e Unità operaia organizzarono a Trieste due insurrezioni parallele e concorrenziali, ma ad ogni modo la cacciata dei tedeschi dalla Venezia Giulia avvenne principalmente per opera delle grandi unità militari jugoslave e in parte di quelle alleate che finirono per sovrapporre le loro aree operative in maniera non concordata: il problema della transizione fra guerra e dopoguerra divenne così una questione che travalicava i rapporti fra italiani e sloveni della Venezia Giulia, come pure le relazioni fra l'Italia e la Jugoslavia, per diventare un nodo, seppur minore, della politica europea del tempo.
L'estensione del controllo jugoslavo dalle aree già precedentemente liberate dal movimento partigiano fino a tutto il territorio della Venezia Giulia fu salutata con grande entusiasmo dalla maggioranza degli sloveni e dagli italiani favorevoli all Jugoslavia. Per gli sloveni si trattò di una duplice liberazione, dagli occupatori tedeschi e dallo Stato italiano. Al contrario, i giuliani favorevoli all'Italia considerarono l'occupazione jugoslava come il momento più buio della loro storia, anche perché essa si accompagnò nella zona di Trieste, nel Goriziano e nel Capodistriano ad un'ondata di violenza che trovò espressione nell'arresto di molte migliaia di persone, parte delle quali venne in più riprese rilasciata in larga maggioranza italiani, ma anche sloveni contrari al progetto politico comunista jugoslavo in centinaia di esecuzioni sommarie immediate le cui vittime vennero in genere gettate nelle «foibe» e nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo Stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani.
Come si può notare la situazione non è molto chiara - in inglese direi "clear as mud".
Però.
Siamo nel 2014. I problemi di Trieste sono variegati. I politicanti sono poco efficienti (eufemismo). Quindi non resta che parlare del 1945. Prima la proposta di onorare la seconda liberazione - quasi una liberazione dai liberatori - poi la reazione del presidente del consiglio comunale, che capita essere comunista e sloveno.
Da una parte ritengo la reazione del presidente del consiglio comunale molto giusta, visto che ha puntualizzato che sono stati i partigiani e l'esercito jugoslavo a dare un calcio in culo ai nazisti. Dall'altra parte ad alcuni italiani non fa molto piacere essere stati liberati: da una parte una malcelata simpatia per i nazisti, visto che fino a poco prima i fascisti erano loro alleati - non bisogna dimenticare che a Trst i sentimenti fascisti (chiamiamoli nazionalisti, patriottici, filo-esuli ) sono molto forti; dall'altra parte la paura di finire in un paese socialista. Quindi ovviamente ricordare loro che sono dovuti intervenire i titini-slavo-comunisti per liberarli non li rende felici.
Comunque. Lo slavo-comunista presidente del consiglio comunale secondo me ha sbagliato a cadere nella trappola dell'intervista del giornale locale, dato che dovrebbe rappresentare tutta la popolazione cittadina e dovrebbe essere politicamente intelligente abbastanza per capire che un commento del genere avrebbe sollevato innumerevoli critiche. Oltre alla richiesta di dimissioni. Dall'altra parte da un punto di vista elettorale ha coalizzato attorno a se il supporto degli sloveni e degli italiani di sinistra. Insomma la stessa strategia usata dal dopoguerra ad oggi dai fascisti, lista per Trst e simili personaggi che hanno solo guadagnato personalmente dal ricordo delle foibe/esodo senza fare un cazzo di niente per la città.
Inoltre queste polemiche mi ricordano che l'Italia non ha mai accettato pienamente di essere stata una dittatura fascista alleata di Hitler. Sembra quasi che non sia mai successo, mentre in Germania c'è stata una forte presa di coscienza. Vorrei commissionare un sondaggio alla SWG e chiedere ad un campione statisticamente significativo di italiani se l'Italia ha vinto o perso la seconda guerra mondiale. Ad esempio ho trollato un po' sul tema e ho ricordato questi fatti e che a Trst c'era anche l'unico campo di concentramento in Italia, la Risiera. La risposta era: no, quello era gestito dai tedeschi, mica dagli italiani. Sottile differenza.
Come ha scritto il mio allievo (di ragioneria, non di giornalismo) Peter Verc è emblematico che due politici sloveni nati nel 1978 e nel 1983 discutano di questi temi. Sarebbe ora di finirla. Ma d'altronde Trst è una città in declino da almeno 100 anni, perché perdere tempo ad occuparsi del futuro quando è così piacevole discutere del passato? Come dico spesso: cazzi vostri, io sono già scappato in Svizzera.